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Periodico registrato presso il Tribunale di Ancona n. 13 del 10 maggio 2012

ISSN: 2280-756X

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Giovani, agricoltura e mondo rurale

Andrea Bonfiglio
Università Politecnica delle Marche

Agrimarcheuropa, n. 2, Giugno, 2012

Introduzione

Questo articolo presenta in anteprima i risultati preliminari e parziali di una indagine condotta su un campione di giovani dell’ultimo biennio delle scuole medie superiori e del primo anno di Università. L’indagine dal titolo “Conoscenza e percezione del mondo rurale e dei suoi cambiamenti fra i giovani” è promossa dalla Rete Rurale Nazionale la quale si è avvalsa della collaborazione di docenti universitari nella somministrazione e raccolta dei questionari compilati.
Il questionario si compone di 25 quesiti organizzati in quattro sezioni: 1) Rapporti con le aree rurali e l’agricoltura; 2) Percezione della qualità della vita nelle aree rurali; 3) Lavoro; 4) Impegno sociale e prospettive delle aree rurali. Le indicazioni ricavabili dall’indagine sono molteplici. Da una analisi delle risposte fornite è possibile comprendere quale sia la visione e la percezione che i giovani hanno del mondo e della vita rurali oltre che sondare l’interesse nell’intraprendere un’attività lavorativa nelle zone rurali, facendo emergere le difficoltà e i vantaggi attesi come pure le preferenze imprenditoriali in termini di tipologia e attività connesse all’agricoltura. Inoltre si è in grado di delineare la visione futura delle aree rurali e delle aziende agricole nonché raccogliere suggerimenti sulle politiche agricole e di sviluppo rurali di cui il mondo rurale necessita. 
In particolare, l’analisi che viene qui presentata riguarda un sottoinsieme del campione complessivo (d’ora in avanti solo “campione”) di studenti universitari della Facoltà di Economia “G. Fuà” di Ancona (1).


I risultati dell’indagine

Il campione è rappresentato da 103 studenti, di cui il 57% costituito da studenti femmine, con una età media compresa fra 19 e 20 anni. In termini di localizzazione geografica, la quasi totalità (93%) proviene dalla regione Marche. La quota rimanente è invece rappresentata da studenti abruzzesi e pugliesi. Il 72% vive in un centro urbano, mentre il rimanente 28% in un’area rurale.
Con riferimento al rapporto con il mondo rurale, emerge che una quota consistente (41%) considera l’area rurale un luogo dove natura e uomo si incontrano e risultano in equilibrio. Vi è tuttavia una fetta significativa di giovani (22%) che la reputa un luogo isolato dove sia difficile vivere e crearsi una famiglia. Se però ai primi si sommano anche quanti giudicano l’area rurale un luogo dove sia piacevole trascorrere la propria vita, si giunge ad una percentuale di circa il 60%, ponendo in evidenza una percezione che si ha della dell’area rurale complessivamente positiva.
Questa percezione risulta però ancorata ad una visione settoriale. Il 71% infatti ritiene che rurale sia sinonimo di agricoltura. Ciò è confermato anche dalla constatazione che quasi la metà degli intervistati (48%) reputa l’attività agricola, seppure in declino, importante per il mantenimento e lo sviluppo delle aree rurali.
Di quanti vivono in centri urbani, la maggioranza si reca con una certa frequenza nelle aree rurali. Il 16% visita questi luoghi almeno una volta alla settimana. Le motivazioni principali che spingono i giovani a raggiungere le aree rurali sono presenza di parenti, lo svolgimento di eventi fieristici o visite fugaci legati a ponti e festività.
L’area rurale è vista soprattutto come un luogo dove è possibile stare in contatto con la natura, scevro dai tipici problemi dei centri urbani, ovvero il traffico intenso, l’inquinamento, lo stress e l’insicurezza personale (Figura 1).
Allo stesso tempo però i giovani considerano i territori rurali come ambienti dove mancano attività ricreative, scuole, ospedali e trasporti pubblici (Figura 2).

Figura 1 – La percezione della situazione attuale delle aree rurali (scala da 1 – pessimo a 10 – eccellente), valori medi

Fonte: nostra elaborazione su dati indagine RRN, 2012

Figura 2 – I servizi mancanti nelle aree rurali

Fonte: nostra elaborazione su dati indagine RRN, 2012

Per questo, il 41% dei giovani preferisce vivere in centri mediamente grandi che assicurano maggiori servizi rispetto alle realtà minori e una vita più gradevole rispetto ai centri più popolati. Perché possano acquisire un livello di attrattività maggiore, i giovani suggeriscono di dotare le aree rurali soprattutto di locali di ritrovo giovanile (pub, disco pub e lounge bar) e impianti sportivi. Gli agriturismi raccolgono appena il 7% delle preferenze, un dato questo che può essere facilmente spiegato con le diverse esigenze ricreative che caratterizzano i giovani rispetto ad un pubblico più maturo. Ma potrebbe anche attestare la già ampia diffusione di queste strutture ricettive e il bisogno quindi di reindirizzare le politiche e le risorse fino ad oggi stanziate per sostenere queste attività ad altre iniziative che rispondano ad esigenze più variegate.
Complessivamente, si considera la qualità della vita in una area rurale migliore rispetto a quella di un centro urbano, anche se la differenza risulta contenuta, proprio per la minore offerta percepita di servizi che le aree rurali garantirebbero.
Dal punto di vista lavorativo, ben il 24% degli intervistati ha valutato di intraprendere la futura attività occupazionale in un’area rurale.
Le attività che attraggono maggiormente i giovani sono l’alloggio e la ristorazione ma anche quelle finanziarie, assicurative, scientifiche e tecniche, seguite dalle attività agricole, di informazione e comunicazione. Queste attività verrebbero svolte in forma soprattutto autonoma. Che l’alloggio e la ristorazione riscuotano maggiore interesse risulta prevedibile ed anche sensato in virtù della forte crescita intervenuta in questo decennio nel settore dell’agriturismo e delle prospettive di occupazione che in esso quindi si intravedono. Quello che merita attenzione invece è la scelta potenziale di attività specializzate nell’offerta di altri servizi come quelli finanziari, tecnici o informativi. In questo si potrebbe ravvisare l’identificazione o di attività che si connotano per una bassa concorrenza nelle aree rurali per via della loro scarsa diffusione o di attività che possono avere possibilità di crescita nel futuro, magari sostenute da adeguate politiche. Più semplicemente, questa scelta potrebbe essere motivata dalla coerenza con il tipo di studi universitari intrapresi.
Il 12% ha già lavorato in un’azienda agricola mentre il 14% pensa di diventare un imprenditore agricolo. A stimolare l’avvio di una attività nelle aree rurali è la possibilità di sviluppare un’iniziativa imprenditoriale propria ed entrare in contatto con la natura assicurando a se stessi e ai propri familiari una vita ed un ambiente più rilassanti. Tuttavia, vi sono alcuni fattori che ostacolerebbero questa scelta. Si tratta della mancanza di risorse, dei rischi legati alla componente biologica e climatica, del reddito considerato inadeguato e della scarsa disponibilità di terra (Figura 3). 
Le attività agricole preferite sono quelle vitivinicola, orticola e frutticola che cozzano con l’immagine odierna delle Marche, una regione fortemente specializzata nella cerealicoltura (Figura 4).

Figura 3 – Le maggiori difficoltà nell’avviare un’azienda agricola

Fonte: nostra elaborazione su dati indagine RRN, 2012

Figura 4 – L’attività agricola preferita

Fonte: nostra elaborazione su dati indagine RRN, 2012

Una delle ragioni alla base di questa scelta potrebbe essere l’idea che i giovani associano al vino, ossia quella di un prodotto nobile, raffinato, ricco di sapori e tradizioni in grado di richiamare alla mente momenti di aggregazione sociale, ma anche di un prodotto agricolo che rispetto ad altri può consentire di spuntare prezzi più alti e quindi redditi più soddisfacenti. La preferenza nei confronti dell’orto e la frutta può essere legata sia ad aspetti economici sia, più prevedibilmente, alla consapevolezza crescente dei benefici in termini di salute associati al consumo di prodotti vegetali e frutticoli. In ogni caso, questo fa ben sperare per il futuro dell’agricoltura marchigiana che si riapproprierebbe di quei caratteri e quelle tradizioni che con il tempo sono andati perduti a causa di scelte colturali orientate da politiche comunitarie distorsive. 
Se i giovani dovessero affiancare all’attività agricola principale una attività connessa, preferirebbero avviare una attività agrituristica e/o vendere i prodotti direttamente ai consumatori (Figura 5). Altre attività collegate su cui i giovani investirebbero sono la produzione di energia rinnovabile e la trasformazione dei prodotti in azienda. Minore interesse viene invece rivolto alla produzione biologica, alle fattorie didattiche e, ancor meno, a iniziative ancora poco diffuse come gli agriasilo. 

Figura 5 – Le attività connesse da affiancare all’agricoltura

Fonte: nostra elaborazione su dati indagine RRN, 2012

Per il futuro, i giovani considerano le aree rurali soprattutto come potenziali luoghi dove insediarsi stabilmente e trascorrere una vita tranquilla, seppure con minori risorse disponibili rispetto ai centri urbani. La percentuale di quanti ritengono che le aree rurali peggiorino in termini di servizi, ritardi e possibilità di investimento in rapporto ai centri urbani risulta molto bassa. Pertanto la visione che i giovani hanno del futuro delle aree rurali è decisamente molto positiva. L’area rurale non è più vista come luogo degradato da cui evadere alla ricerca di una vita migliore, bensì come un ambiente salutare destinato ad offrire servizi e possibilità occupazionali sempre maggiori.
Anche l’opinione dei giovani sulle prospettive future delle aziende agricole è indubbiamente positiva. Nella maggior parte dei casi, si ritiene che le aziende diverranno luoghi di produzione di cibi di qualità, energia pulita e servizi a favore della persona, nel rispetto dell’ambiente e del territorio. Inoltre, le prospettive sono per una gestione più imprenditoriale delle aziende e per un ridimensionamento delle realtà produttive in favore delle imprese più innovative. Pochi credono però a processi di integrazione all’interno della filiera favoriti da politiche mirate. Quanti ritengono invece che le aziende agricole siano destinate alla scomparsa e all’emarginazione costituiscono una piccola minoranza.

 

Considerazioni conclusive

Questo articolo ha presentato alcuni risultati parziali di una indagine condotta per conoscere le opinioni dei giovani in merito alle aree rurali e alle aziende agricole.  I risultati sono particolarmente interessanti in quanto provengono da soggetti che hanno intrapreso studi destinati ad una formazione non agricola e non sono quindi condizionati da eventuali aspettative, conoscenze pregresse o fattori emozionali propri dei giovani iscritti in facoltà ad indirizzo agrario.
I primi risultati che discendono dall’analisi qui descritta sono molto incoraggianti in relazione alla visione attuale e futura del mondo rurale e delle aziende agricole. Emerge infatti come le aree rurali siano considerate non solo un luogo dove sia possibile condurre una vita rilassante e salutare, ma anche un ambito dove trovare possibilità di occupazione e avviare una propria attività di impresa, da indirizzare verso l’offerta di servizi di accoglienza, la vendita diretta o produzioni ad alta intensità di lavoro, qualitativamente superiori ed ecosostenibili. Vengono riconosciute le carenze in termini di servizi che incidono negativamente sul giudizio complessivo sulla qualità della vita nelle aree rurali, ma si ritiene che queste lacune possano essere in gran parte colmate nel prossimo futuro. L’area rurale viene generalmente accostata all’attività agricola secondo una concezione oramai superata di ruralità. Ma ciò non deve sorprendere in quanto il binomio agricoltura-rurale risulta ancora radicato nella cultura popolare, oltre che essere frutto della osservazione diretta di molti contesti rurali caratterizzati da una forte presenza della componente agricola. In aggiunta, il mestiere di agricoltore non è più visto come un lavoro squalificante bensì una opportunità per insediarsi nelle aree rurali, assicurare  ai propri familiari un futuro più sereno e trovare la possibilità di esprimere il proprio talento imprenditoriale, seppure con maggiori difficoltà rispetto alle produzioni “urbane”. Infine, le aziende agricole, per i giovani, non sono solo produttori di beni per l’alimentazione bensì custodi dell’ambiente, del paesaggio, produttori di benessere per le persone e destinate a diventare gli unici e veri protagonisti di uno sviluppo ecosostenibile.

 

Note 

(1) Si ringraziano Marco Renzi per la digitalizzazione dei questionari e la Rete Rurale Nazionale per aver acconsentito alle elaborazioni e alla diffusione dei primi risultati.

 

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