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Il Partenariato Europeo per l’Innovazione e le opportunità offerte dal network
Università di Wageningen
Agrimarcheuropa, n. 6, Marzo, 2015
L’innovazione può essere considerata uno dei fattori più determinanti per la competitività di lungo periodo. La possibilità di operare in rete all’interno di network, il potenziamento delle misure di cooperazione tra imprese e comunità scientifica e l’ampliamento del sistema di consulenza consentono alle imprese agroalimentari e agli agricoltori di rimuovere gli ostacoli alla condivisione della conoscenza e all’innovazione tipici di un tessuto produttivo, quello agricolo italiano, caratterizzato da un elevato grado di dispersione e limitatezza di risorse, nonché di frammentazione sia della domanda di innovazione (per questo poco raccordata all’offerta), sia nella divulgazione delle innovazioni prodotte. Questo articolo si propone di verificare quali opportunità di rete si generano nel nuovo contesto di policy europea che fa della “rete” la chiave di lettura delle interrelazioni finalizzate all’adozione di nuove tecnologie, all’innovazione e alla riduzione della distanza tra science e practice. In particolare, si presentano le opportunità di network offerte dal Partenariato Europeo per l’Innovazione “Produttività e sostenibilità dell’Agricoltura” (PEI-AGRI) nel contesto sia della politica di sviluppo rurale che della politica per la ricerca 2014-2020. Una volta definito il quadro di contesto in cui il concetto di partenariato si è sviluppato, l’articolo esamina lo stato dell’arte e i principali risultati finora raggiunti in termini di implementazione.
Il quadro di contesto: le principali tappe di riferimento
La strategia Europa 2020 rappresenta lo strumento con cui l’Europa per la prima volta reagisce in maniera concertata alla crisi e alle carenze strutturali (Commissione Europea, 2010a). La strategia presenta tre priorità che si rafforzano a vicenda: (a) crescita intelligente, vale a dire sviluppare una economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione; (b) crescita sostenibile, ovvero promuovere un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e competitiva; (c) crescita inclusiva, ovvero un’economia con alto tasso di occupazione a favore della coesione sociale e territoriale. Tra gli obiettivi, da declinare anche in percorsi nazionali, vi è quello di destinare entro il 2020 il 3% del PIL europeo in attività di ricerca e sviluppo (R&S). Tra le iniziative faro della Strategia 2020 emerge in particolare “L’Unione dell’Innovazione”, che si propone di migliorare le condizioni generali e l’accesso ai finanziamenti per la ricerca e l’innovazione (ponendo un accento particolare sulle piccole e medie imprese), in maniera tale che le idee innovative si trasformino in nuovi prodotti e servizi tali da stimolare la crescita e l’occupazione, elementi da cui dipende la concorrenzialità europea (Commissione Europea, 2010b). L’iniziativa adotta un approccio all’innovazione più strategico caratterizzato da prospettive a medio-lungo termine, innovazione quale chiave di volta di tutte le politiche, e allineamento delle stesse politiche a livello europeo, nazionale e regionale. Il concetto di Partenariato Europeo per l’Innovazione (PEI) si fonda proprio su questi presupposti e mette in comune attività ed esperienze in materia di ricerca e innovazione (R&I) al fine di raggiungere massa critica su specifiche problematiche. I PEI sono finalizzati a razionalizzare, semplificare e coordinare iniziative e strumenti esistenti integrandoli con nuove attività. Si basano su un programma pluriennale strategico di lavoro e utilizzano un approccio integrato che verte sui principi di coordinamento funzionale e responsabilità operative fortemente decentrate. In questo contesto, Horizon2020 rappresenta il principale strumento finanziario volto ad attuare l’Unione dell’Innovazione con un approccio inclusivo (Commissione Europea, 2011). Con una dotazione finanziaria di quasi 80 miliardi di euro in sette anni (30% in più rispetto al Settimo Programma Quadro), il programma si focalizza su tre priorità (“pilastri”): eccellenza scientifica; leadership industriale; sfide per la società. Alle tre priorità si aggiungono anche due obiettivi specifici: diffondere l’eccellenza e ampliare la partecipazione; scienza con e per la società. La sfida che Horizon2020 si pone consiste nel coinvolgere un’ampia gamma di settori tra loro collegati, al fine di permettere un’interazione tra ricercatori, aziende, produttori, coltivatori e consumatori finali e garantire un approccio trasversale coerente con le principali politiche europee.
L’influenza della Strategia 2020 condiziona fortemente anche le altre politiche comunitarie, tra le quali la Politica Agricola Comunitaria 2014-2020 (Commissione Europea, 2010c) che poggia su un primo pilastro “più verde” ed un secondo pilastro maggiormente incentrato sulla competitività, l’innovazione, il cambiamento climatico e l’ambiente. I nuovi interventi prevedono anche un potenziamento del sistema di consulenza aziendale cui è affidato il compito di dare supporto alle imprese e ai territori per l’applicazione delle novità più importanti introdotte dalle politiche agricole.
Il Partenariato Europeo per l’Innovazione: “Produttività e sostenibilità in Agricoltura”
Definizioni
Con l’espressione “trasferimento della conoscenza” in agricoltura si fa riferimento al complesso sistema di interazioni che, da un lato, deve favorire la concreta adozione dei risultati delle ricerche, dall’altro, deve desumere dagli operatori economici le priorità di ricerca e innovazione. Tutto ciò implica inevitabilmente un’agenda di ricerca orientata ai bisogni di lungo termine del settore agricolo, delle filiere agro-alimentari e dei territori rurali; un orientamento alla ricerca inter e trans-disciplinare; un equilibrio tra specializzazione e approccio sistemico-pratico e un coinvolgimento degli stakeholder (agricoltori, industria, decisori politici) più coerente e sistematico. Proprio in questa direzione muove la strategia per l’innovazione nel settore agricolo “Produttività e sostenibilità dell’agricoltura 2014-2020” lanciata nel febbraio 2012 nel quadro del PEI (PEI-AGRI) (1). Le finalità del PEI-AGRI sono dettate dall’art. 55 del Regolamento 1305/2013 sullo Sviluppo Rurale (SR) e si concretano nel promuovere un uso efficiente delle risorse, aumentare la redditività, la produttività, la competitività, ridurre le emissioni e garantire un maggiore rispetto del clima. Tra gli obiettivi operativi del PEI-AGRI vi è quello di fungere da efficace collegamento tra la ricerca e la tecnologia più avanzata e i soggetti interessati, tra cui gli agricoltori, le imprese, l’industria, i servizi di consulenza, le ONG. Ciò contribuisce a tradurre i risultati della ricerca in innovazione effettiva, a trasferire più rapidamente l’innovazione nella pratica, a fornire un ritorno sistematico di informazioni dalla pratica alla scienza sui bisogni di ricerca, a rafforzare lo scambio di conoscenze e a diffondere la consapevolezza della necessità di unire le forze (“fare sistema”) per investire nell’innovazione sostenibile. In tal senso, il partenariato aderisce al modello “interattivo” di innovazione, che si concentra sulla formazione di partnership guidate dalla domanda, ovvero utilizzando un approccio bottom-up e collegando agricoltori, consulenti, ricercatori, imprese e altri soggetti nei cosiddetti Gruppi Operativi (GO) (Poppe, 2014).
Strumenti
Per il finanziamento di azioni innovative concrete, il PEI-AGRI viene implementato attraverso azioni che sono prevalentemente supportate da due politiche europee: la politica di sviluppo rurale (SR) e la politica di ricerca.
Nell’ambito della politica di SR, un ruolo cruciale è svolto dai Gruppi Operativi (GO). I GO rappresentano la declinazione del PEI-AGRI a livello territoriale e locale. Sono difatti la sede in cui diversi attori collaborano al fine dell’avanzamento dell’innovazione nel settore agricolo. L’approccio su cui si fondano è bottom-up: nascono dalla diretta iniziativa degli attori coinvolti e ruotano attorno ad una precisa tematica di interesse o ad un problema al quale si intende trovare soluzione in maniera operativa e concertata. Uno dei requisiti di base è difatti che si concentrino su progetti concreti volti a collaudare, applicare e disseminare pratiche, processi, prodotti, servizi e tecnologie innovative. I risultati ottenuti dai GO vengono quindi diffusi attraverso la Rete del PEI-AGRI. Nei GO la componente pratica (ad esempio, l’impresa, gli agricoltori, i servizi di sviluppo, il settore privato) e quella scientifica (ad esempio, le università, i centri di ricerca) interagiscono al fine della co-creazione di conoscenza e della cross-fertilizzazione delle idee. I gruppi non hanno confini nazionali o interregionali, possono anche crearsi a livello transfrontaliero o dell’intera Unione, e agiscono in particolare tramite iniziative di cluster e progetti pilota e dimostrativi.
Per stimolare l’innovazione e le attività dei GO possono essere utilizzate diverse misure tra quelle previste per lo SR. Le principali includono la “Cooperazione” (Art. 35, misura 16), le “Azioni di trasferimento delle conoscenze e di informazione (Art. 14, misura 1), i “Servizi di consulenza” (Art. 15, misura 2), gli “Investimenti materiali” (Art. 17, misura 4) e lo “Sviluppo delle aziende agricole” (Art. 19, misura 6). La misura “Cooperazione” è estremamente ampia e può riguardare diversi interventi, tra cui: l’attuazione di progetti pilota; lo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi, servizi e tecnologie nel settore agroalimentare e in quello forestale; la cooperazione tra piccoli operatori; la cooperazione di filiera e le attività promozionali per lo sviluppo di filiere corte e di mercati locali; le azioni per la mitigazione del cambiamento climatico e gli approcci collettivi a progetti e pratiche ambientali. Un ruolo rilevante è riconosciuto in particolare agli innovation brokers. Identificata una chiara e precisa necessità di innovazione, gli innovation broker impostano un GO attorno ad un progetto concreto e supportano i potenziali membri del gruppo nel trovare partner adeguati a sviluppare quella idea. Questa figura trova supporto in diversi articoli del regolamento di SR, quali ad esempio l’assistenza tecnica prevista nell’Art. 55, le attività di animazione nell’ambito della cooperazione (previste nell’Art. 35) e i servizi di consulenza (Art. 16).
Nel quadro di Horizon2020, invece, sono stati introdotti due nuovi strumenti funzionali al PEI-AGRI: i progetti multi-attore e le reti tematiche. La caratteristica fondamentale dei progetti multi-attore è quella di garantire le necessarie interazioni tra ricercatori, imprese, agricoltori/produttori, consulenti e utilizzatori finali con l’obiettivo di affrontare le esigenze, i problemi e le opportunità di questi ultimi attraverso la co-creazione di soluzioni innovative e la comproprietà dei risultati prodotti. Le reti tematiche, invece, mobilizzano tutti gli attori coinvolti su specifiche aree tematiche per fare il punto sulle conoscenze scientifiche e sulle pratiche esistenti. Si fondano su semplici progetti che facilitano la discussione, la condivisione e la diffusione delle conoscenze prodotte in maniera accessibile a tutti. L’obiettivo delle reti tematiche è mappare, sintetizzare e presentare risultati di ricerca che sono pronti per essere adottati ma che ancora non sono stati resi noti o testati da professionisti, nonché favorire la circolazione di queste informazioni e identificare le esigenze di ricerca e di innovazione ancora in essere. I risultati devono confluire in un database di ricerca (database PEI-Agri) consultabile anche nel lungo termine e disponibile in un formato comune e in un linguaggio di facile comprensione per gli agricoltori e consulenti (EU Scar, 2013).
Lo stato di implementazione
Dei 118 programmi di sviluppo rurale (PSR) europei presentati alla Commissione Europea per l’approvazione, nel primo trimestre del 2015 risultano approvati 18 PSR (2) che si aggiungono ai 9 approvati a fine 2014, nessuno dei quali italiano. Nel complesso, per questi 27 PSR sono stati approvati circa 35 milioni di euro, 36% della disponibilità complessiva nell’ambito del FEASR. Ben 23 stati membri (88 PSR) hanno deciso di rispondere alla sfida lanciata dal PEI-AGRI aderendo alle misure previste per questo strumento. Se si considera la priorità “Trasferimento della Conoscenza e dell’Innovazione”, risulta che circa il 4,2% della spesa complessiva per lo sviluppo rurale dei 23 Stati membri considerati è stato destinato alle misure di trasferimento della conoscenza, servizi di sviluppo e cooperazione. Si tratta di un supporto per circa 13 mila progetti di cooperazione, quasi 2 mila gruppi operativi previsti nell’ambito del PEI-AGRI (Commissione Europea, 2015). Quanto al contesto italiano, dal momento che l’iter di approvazione dei PSR regionali non si è ancora concluso, si rimanda ad una sede più appropriata per una analisi dello stato di implementazione degli interventi previsti nell’ambito dello SR (Materia, 2015).
Riguardo allo stato di implementazione dei progetti multi attore e delle reti tematiche all’interno di Horizon2020, la sfida sociale “Sicurezza alimentare, agricoltura e selvicoltura sostenibile, ricerca marina e marittima e sulle acque interne nonché bioeconomia” riveste grande rilievo tanto che il programma di ricerca europeo destina ad essa circa 3,5 miliardi di euro, ovvero il 5% del budget assegnato al pilastro “Societal Challenges”. All’interno di questa area specifica sono state identificate tre focus aree: sustainable food security (SFS), innovative, sustainable and inclusive bioeconomy (ISIB) e blue growth (BG). La procedura di presentazione delle proposte per i progetti multi attore si compone di due fasi: la prima, ormai conclusasi (la scadenza era il 3 febbraio 2015), prevedeva l’invio di una versione abbozzata del progetto contenente gli elementi fondamentali per chiarirne gli obiettivi e l’approccio adottato. La seconda fase, che scade l’11 giugno 2015, contempla invece la presentazione della proposta definitiva per i progetti ritenuti meritevoli da una commissione di esperti valutatori. Nel complesso, sono state presentate ben 357 proposte nell’ambito del bando relativo alla focus area SFS. Quanto al bando ISIB, sono state presentate 97 proposte di progetto, 46 delle quali dedicate al tema dell’innovazione sociale. L’esito della valutazione e della selezione delle proposte che possono accedere alla seconda fase sarà reso noto dopo il 13 marzo. Per i progetti selezionati si aprirà quindi la competizione vera e propria.
Quanto alle reti tematiche, i bandi di progetto per il 2015 prevedono una sola fase di presentazione delle proposte con scadenza l’11 giugno. Con riferimento ai temi legati all’innovazione, da evidenziare è il bando destinato alla creazione di reti tematiche volte a ridurre il divide tra ricerca e innovazione, che sottolinea il ruolo cruciale dei servizi di supporto all’innovazione e lo scambio di conoscenze (ISIB-02-2015). Per questa call sono previsti 27 milioni di euro.
Alcune riflessioni conclusive
Benchè non sia ancora possibile definire con dati aggiornati il quadro dell’impegno dei singoli Stati membri rispetto ai temi dell’innovazione, del trasferimento della conoscenza e della creazione del sistema di rete promosso dalle politiche per la ricerca e lo sviluppo rurale 2014-2020, è tuttavia evidente, negli strumenti offerti, un nuovo percorso strategico per la conoscenza e l’innovazione. Il passaggio da un modello lineare di trasferimento delle conoscenze (top-down) ad un approccio di rete (bottom up – demand driven) si evince chiaramente dall’evoluzione che ha riguardato le modalità di intervento, la governance e i meccanismi di finanziamento. Il cambiamento sarà tuttavia concreto e foriero di benefici solo se gli attori coinvolti riconosceranno le opportunità offerte dalla rete. Diviene quindi fondamentale stimolare la partecipazione degli attori dalla fase di pianificazione delle attività a quella della realizzazione, l’adozione e la disseminazione dei risultati. L’innovazione deve essere vista come processo di apprendimento, un approccio dal quale non si prescindere ai fini della creazione di reti focalizzate su specifiche tematiche e tali da unire diversi attori perché co-creino conoscenza dalla loro interazione e la trasformino in pratica agricola. Sono proprio le differenti competenze dei soggetti partecipanti ai progetti multi attore o ai gruppi operativi che rendono possibile un avanzamento più rapido verso l’innovazione.
Note
(1) Si rimanda al numero 37 di Agriregionieuropa e ai contributi Materia (2013, 2014) per una descrizione della struttura del PEI-AGRI, le sue funzionalità, i primi passi per la sua implementazione in Italia.
(2) Ultimo aggiornamento: 13 febbraio 2015.
Riferimenti bibliografici:
Commissione Europea (2010a). EUROPA 2020, Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, COM(2010) 2020 definitivo, Bruxelles.
Commissione Europea (2010b). Iniziativa faro Europa 2020. L'Unione dell'innovazione, COM(2010)546 definitivo, Bruxelles.
Commissione Europea (2010c). La PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio, COM(2010) 672 definitivo, Bruxelles.
Commissione Europea (2011). Programma quadro di ricerca e innovazione “Orizzonte 2020”, COM(2011) 808 definitivo, Bruxelles.
Commissione Europea (2012). Comunicazione relativa al partenariato europeo per l'innovazione “Produttività e sostenibilità dell’agricoltura”, COM(2012) 79 defiitiva, Bruxelles.
Commissione Europea (2015), Implementation of Rural Development Policy State of Play of RDPs, presentazione power point (link).
EU Scar (2013), Agricultural knowledge and innovation systems towards 2020 – an orientation paper on linking innovation and research, Bruxelles.
Materia, V.C. (2013). “Partenariato Europeo per l’Innovazione Produttività e Sostenibilità in Agricoltura: a che punto siamo?”, Agriregionieuropa anno 9 n°35, Dic 2013.
Materia, V.C. (2014). Finestra sull’Innovazione Numero 2, Agriregionieuropa, Novembre 2014.
Materia, V.C. (2015). Finestra sull’Innovazione Numero 3, Agrireigonieuropa, Marzo 2015.
Poppe, K. (2014). The role of the European Innovation Partnership in linking Innovation and Research in Agricultural Knowledge and Innovation Systems, Agriregionieuropa anno 10 n°37, Giugno 2014