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Periodico registrato presso il Tribunale di Ancona n. 13 del 10 maggio 2012

ISSN: 2280-756X

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L’impatto della nuova PAC sulle aziende agricole marchigiane

I risultati di alcune simulazioni sui risultati economici


Andrea Arzeni, Antonella Bodini
Istituto Nazionale di Economia Agraria

Agrimarcheuropa, n. 1, Marzo, 2012

Introduzione

Le analisi che seguono sono tratte da uno studio che l’INEA ha effettuato su tutte le regioni italiane, i cui risultati completi e definitivi saranno pubblicati sul sito dell’Istituto (www.inea.it).
La metodologia è basata sull’elaborazione delle contabilità aziendali raccolte con l’indagine RICA nel triennio 2007-2009, sostituendo gli attuali pagamenti diretti con le ipotesi di calcolo del premio delineate nelle proposte di revisione della PAC (COM(2011) 625/3).
Gli scenari simulati si basano sull’ipotesi che in Italia sia applicata la regionalizzazione degli aiuti e che le “regioni” siano individuate sulla base delle regioni amministrative (in teoria potrebbe essere presa in considerazione una diversa zonazione).  Inoltre sono stati presi in considerazione due  criteri di distribuzione dei massimali regionali dai quali derivano i premi aziendali, ovvero la SAU e la distribuzione storica degli aiuti.
In questa analisi sono stati considerati solo il pagamento di base ed il pagamento verde con quote pari rispettivamente al 48 e al 30% dell’aiuto diretto totale, questo sia per semplificare le simulazioni, ma soprattutto perché le informazioni sulle modalità di calcolo delle altre componenti dell’aiuto diretto (giovani, piccoli agricoltori) non sono ancora sufficientemente consolidate ed in alcuni casi mancano i dati di base (aree svantaggiate).
Nelle Marche, se si considerano le aziende che hanno ricevuto il pagamento unico e altri aiuti diretti nel triennio 2007-2009, risulta che il premio medio aziendale è stato pari a 249,3 euro/ha (Tabella 1). Questo valore, che rappresenta il termine di confronto dei risultati degli scenari, posiziona le Marche a metà graduatoria tra le regioni italiane. 

Tabella 1 – Baseline, valori medi regionali del triennio 2007-2009 

Fonte: INEA, elaborazioni su dati RICA

Tra le aziende che ricevono aiuti superiori alla media si collocano quelle specializzate in seminativi, dove peraltro i contributi rappresentano più del 60% del RN. Diversamente le aziende specializzate in colture permanenti e con erbivori ricevono importi al di sotto della media regionale, anche se nel secondo caso il contributo degli aiuti al RN è abbastanza rilevante (30%).
La quota delle aziende del campione che hanno avuto accesso al PUA e agli aiuti diretti è pari al 93%; l'incidenza minima è nell’orientamento arboreo (76%), mentre la totalità degli allevamenti misti ha ricevuto questi contributi nel triennio di riferimento.

 

Analisi degli scenari

La prima ipotesi di redistribuzione degli aiuti prevede un aiuto forfetario ad ettaro uguale per tutte le regioni, composto da un pagamento di base di 143,1 euro e un pagamento verde di 89,4 euro, per un importo complessivo di 232,6 euro. Questa ipotesi di calcolo suppone che il massimale per il pagamento di base e per il pagamento verde sia distribuito tra le regioni sulla base del peso che ciascuna di esse riveste sulla SAU nazionale (Censimento 2010). Gli aiuti forfetari così calcolati non cambierebbero tra regioni se ci fosse perfetta aderenza tra la superficie per le quali è assegnato l’aiuto e la superficie per la quale gli agricoltori chiedono di fissare gli aiuti. Questa necessaria semplificazione del calcolo è però molto improbabile che avvenga per cui si determinerà uno scostamento, rispetto all’aiuto teorico, diverso in ciascuna regione.
Questo scenario basato sulla SAU avvantaggia quelle regioni, tra cui le Marche, con caratteristiche morfologiche favorevoli alla diffusione delle attività agricole. Malgrado questo relativo vantaggio, l’importo del premio risulta inferiore alla media regionale del triennio 2007-2009, con valori massimi per le aziende ricadenti nel polo allevamento misto e minimi per le aziende specializzate in colture arboree (vitivinicole in particolare). 
Il contributo di questi aiuti alla formazione del reddito netto varia notevolmente tra le diverse tipologie aziendali: decresce all’aumentare della redditività aziendale a sua volta connessa all’orientamento produttivo e alla zona altimetrica. Per le aziende cerealicole gli aiuti hanno costituito quasi l’80% del reddito conseguito, percentuale di poco inferiore a quella degli allevamenti bovini, numericamente assai meno presenti sul territorio regionale (Tabella 2). 

Tabella 2 – Scenario 1 – regionalizzazione sulla base della SAU (premio base + verde nel 2019 pari a 232,6 euro)

 

Fonte: INEA, elaborazioni su dati RICA

L'aiuto ad ettaro del primo scenario favorirebbe la redditività media delle aziende dei poli arboreo ed erbivoro. Infatti, analizzando l'effetto che la redistribuzione avrebbe in termini di RN, le aziende ricadenti in questi poli si avvantaggerebbero di una crescita percentuale rispettivamente del 7,4 e 9. Le aziende con allevamento misto sarebbero le più penalizzate, prospettandosi una flessione del reddito netto medio aziendale del 17%.
Prendendo in considerazione il peso percentuale degli aiuti sulla formazione del RN, si nota come le aziende con allevamento misto, dove gli aiuti incidono per oltre il 60% sul RN in virtù delle superfici dedicate al pascolo, vedrebbero diminuire del 6,6% il contributo degli aiuti diretti ridistribuiti secondo il primo scenario. Ciò è riconducibile in parte alla decurtazione delle risorse, ma anche alla nuova metodologia di calcolo dell'aiuto ad ettaro che ridurrebbe di un quarto il valore del premio unitario (-78 euro). Nel caso delle aziende con seminativi il premio si ridurrebbe del 15% inducendo una contrazione del RN del 9%, a cui corrisponde una flessione del 3,8% in termini di peso degli aiuti. Le aziende specializzate in cereali e piante da semi oleosi con una maggiore superficie media aziendale, risulterebbero penalizzate in misura inferiore rispetto alla media delle aziende del polo seminativi. Da evidenziare che la variazione reddituale negativa delle aziende con seminativi, per quanto non risulti la più elevata, riguarda quasi la metà del campione per cui avrà effetti diffusi su tutta l’agricoltura regionale.
Esaminando l'impatto sulle aziende vitivinicole, queste registrerebbero un aumento dei contributi più contenuto rispetto al polo arboreo, dove ricadono anche altre superfici beneficiarie di pagamenti diretti (olivicoltura, frutta a guscio). Questo malgrado il consistente aumento relativo del premio (+123%) che però incide poco in un ordinamento ad elevata redditività unitaria.
Prendendo in esame le aziende specializzate in allevamento zootecnico, è da sottolineare come la redistribuzione prospettata nel primo scenario (aumento del 29% dei PD) favorirebbe il polo erbivoro, mentre le aziende con bovini da carne non subirebbero alcuna variazione significativa. Ciò è spiegato dalle minori dimensioni medie aziendali degli allevamenti bovini in termini di superfici e di reddito; in particolare quest’ultimo deriva per oltre l’80% dagli aiuti previsti.
Per quanto riguarda le altre tipologie aziendali da segnalare la generale penalizzazione degli ordinamenti misti e in particolare di quelli zootecnici.
Spostando l'attenzione sulle zone altimetriche, si evince come la redistribuzione prospettata nel primo scenario, porterebbe ad un vantaggio per le aziende di montagna a scapito di quelle di collina, compensando in parte le difficili condizioni ambientali ed economiche delle aree montane interne. In termini percentuali il peso degli aiuti sul RN incrementa del 2% circa per la montagna e scende dell’1,7% nelle aziende collinari, a fronte di una variazione dell'aiuto più importante (+11% per le aziende di montagna e -7% per quelle di collina).
Le medesime considerazioni, sebbene con variazioni leggermente diverse, ma dello stesso segno, possono essere fatte analizzando i risultati del secondo scenario (Tabella 3). L'aiuto forfettario per la regione Marche nei due scenari differendo di appena 2 euro/ha non determina, infatti, scostamenti rilevanti tra le due ipotesi di calcolo dei premi. Si deduce che sia adottando un criterio altamente redistributivo che uno più conservativo, gli effetti della riforma dei pagamenti diretti non cambierebbero significativamente.
Ciò indica una sostanziale omogeneità interna dell’agricoltura marchigiana che non ha peculiarità territoriali o produttive tali da determinare una marcata differenza tra i due scenari ipotizzati (Figura 1).  

Tabella 3 – Scenario 2 – regionalizzazione sulla base dell’aiuto storico (premio base + verde nel 2019 pari a 230,8 euro)

 

Fonte: INEA, elaborazioni su dati RICA

Figura 1 – Pagamenti diretti medi per azienda, confronto tra baseline e scenari 

Fonte: INEA, elaborazioni su dati RICA


Considerazioni conclusive

In sintesi, i nuovi orientamenti della PAC simulati nei due scenari, sembrerebbero avvantaggiare da un lato le aziende di montagna che beneficerebbero di un aumento del premio di oltre il 10% inducendo una crescita reddituale del 6%, e dall’altro le aziende specializzate in allevamento erbivoro e in coltivazioni permanenti, le uniche due tipologie a registrare una crescita reddituale in entrambi gli scenari ipotizzati. Le ortofloricole beneficeranno comunque di questo nuovo regime di aiuti che viene esteso a tutte le superfici agricole indipendentemente dalla coltivazione praticata. Questo significa un aumento complessivo dei beneficiari (1) anche se spesso si tratta di unità produttive di piccole dimensioni in cui l’aiuto è di modesta entità, ma contribuisce significativamente alla formazione del reddito.
Le penalizzazioni che appaiono essere più pesanti riguardano invece le aziende di collina, il “baricentro” dell’agricoltura regionale, che perderebbero l’8% degli aiuti, riducendo di 3 punti percentuali il RN. Di maggiore entità risultano le perdite per le aziende specializzate in seminativi (-15%) e con allevamento misto (-25%). In particolare per le prime, in quanto molto diffuse nel sistema produttivo regionale, gli effetti saranno più evidenti non solo sul piano economico ma anche sociale, poiché favoriranno probabilmente la fuoriuscita delle unità produttive più marginali.

 

Note

(1) Prendendo in considerazione i dati campionari RICA e quelli dell’ISTAT, è ipotizzabile un incremento del 7% delle aziende che avranno accesso agli aiuti del primo pilastro

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