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Periodico registrato presso il Tribunale di Ancona n. 13 del 10 maggio 2012

ISSN: 2280-756X

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Le imprese agrituristiche marchigiane: il ritratto della diversificazione

Antonella Bodini
Istituto Nazionale di Economia Agraria

Agrimarcheuropa, n. 5, Dicembre, 2014


La normativa di settore

L’Italia è l’unico paese europeo ad avere una legislazione specifica per l’agriturismo, la legge quadro 96/2006, che colloca l’agriturismo a pieno titolo fra le attività agricole. Secondo quanto previsto dall’art. 9 comma 2, nel 2013 è stato emanato un apposito decreto del Mipaaf (DM 13 febbraio 2013) con la determinazione dei criteri omogenei di classificazione delle aziende agrituristiche. Gli operatori del settore da tempo reclamavano un sistema di classificazione che uniformasse l’uso di differenti simbologie (spighe, margherite, fiori, quadrifogli, ecc.) nelle regioni italiane, simbologie che stanno creando disorientamento nell’utenza, soprattutto straniera.
La metodologia di classificazione, elaborata tenendo conto delle attuali tendenze della domanda del mercato agrituristico in ambito nazionale ed estero, è costituita da una griglia di valutazione di parametri omogenei, riguardanti il livello di comfort della struttura ricettiva, la qualità del contesto ambientale, le caratteristiche dell’azienda e dei servizi offerti, in termini di valorizzazione dei prodotti tipici locali, del paesaggio e dei territori. In sintesi, la classificazione, che si concretizza anche in un marchio denominato “Agriturismo Italia” (Figura 1), potrà dare testimonianza della capacità degli imprenditori agricoli italiani di valorizzare, attraverso l’ospitalità, il patrimonio paesaggistico, enogastronomico e naturalistico dei territori (DM 3 Giugno 2014 - Modalità applicative marchio).

Figura 1 – Marchio italiano per l’agriturismo

Fonte: Mipaaf

Essendo l’agriturismo materia di competenza regionale e considerando che il marchio e il sistema di classificazione rappresentano una raccomandazione per le amministrazioni regionali, si prevede che la loro adozione avrà una diffusione progressiva. Solo tra qualche anno si potrà valutare l’esito dell’iniziativa in tema di comunicazione chiara e uniforme dell’offerta agrituristica italiana.

Il fenomeno del turismo rurale in Italia

Le comunità rurali identificano sempre più nel turismo un fattore di sviluppo per l’area rurale, in quanto il fabbisogno di lavoro legato al fenomeno coinvolge la popolazione locale, soprattutto le fasce femminili e giovanili, e attiva iniziative economiche locali, evitando così l’abbandono delle aree rurali (Belletti, 2010). A differenza di altre forme di turismo, il turismo rurale non ha una definizione univoca. A livello europeo il concetto di turismo rurale, spesso usato come sinonimo di agriturismo, si inserisce in un modello di sviluppo economico rurale ampio, dove i fornitori di beni pubblici sono non solo gli agricoltori, ma anche gli altri residenti nelle aree rurali. Diversamente in Italia l’agriturismo, segmento del turismo rurale, è normato (l.96/2006) e si inserisce in un sistema di sviluppo rurale in cui prevale la connotazione agricola, non sempre integrata in un modello di sviluppo sostenibile dell’economia locale.
Trent’anni fa l’intuizione italiana di unire agricoltura e turismo si è concretizzata nell’ospitalità e nella ristorazione, facendo leva sulla capacità delle famiglie contadine di combinare l'organizzazione dell'attività domestica con l'attività agricola. Successivamente le aziende agricole hanno assunto una connotazione multifunzionale e diversificata, evoluzione inevitabile e strategica che ha permesso al fenomeno agrituristico italiano di raggiungere dimensioni, ricercatezza e livello qualitativo rilevanti rispetto ad altri paesi europei (Bodini, 2011).
Di seguito vengono presentati i dati Istat più recenti sui flussi turistici e sull’offerta delle imprese agrituristiche marchigiane. L’articolo si chiude con una breve trattazione sulla normativa di riferimento e sulle sue articolazioni recenti.

La diversificazione dell’offerta agrituristica nelle Marche

Secondo l’indagine Istat più recente, nel 2013 le aziende autorizzate all’esercizio agrituristico nelle Marche risultano 880, pari al 4,2% delle aziende agrituristiche italiane. Il numero di aziende, in progressiva crescita nel ultimo decennio, ha registrato un aumento del 12% rispetto al 2012, ben superiore al 2% a livello nazionale (Tabella 1).

Tabella 1 - Aziende autorizzate all'esercizio dell'agriturismo per tipo di attività, 2013

Fonte: ISTAT, Dati annuali sull'agriturismo, annate varie

In linea con i dati nazionali, nelle Marche circa il 91% delle aziende agrituristiche è autorizzata all’alloggio e il 51% alla ristorazione. Le aziende autorizzate alla degustazione rappresentano il 48%, mentre le aziende che propongono altre attività (equitazione, escursionismo, ecc.) sono il 27%. Per contro a livello nazionale questo tipo di aziende risulta più diffuso.
La presenza femminile nella conduzione degli agriturismi regionali è particolarmente rilevante. Il 45% delle aziende agrituristiche marchigiane ha una conduzione femminile, di gran lunga superiore all’incidenza femminile a livello nazionale. Inoltre rispetto al 2012 le imprenditrici agricole sono aumentate del 13,7%, mentre a livello nazionale sono aumentate solo del 2,4%.
L’analisi dei dati mette in luce le diverse relazioni esistenti tra l’alloggio e le altre attività agrituristiche. Tra le 799 aziende che ospitano, il 36% risulta autorizzata al solo alloggio, mentre circa la metà garantisce anche servizi di ristorazione. A livello nazionale prevalgono le aziende autorizzate all’alloggio e ad altre attività, mentre gli agriturismi marchigiani appaiono specializzati nell’alloggio e servizi congiunti di ristorazione.
Analizzando la composizione dell’offerta di alloggio si evidenzia l’aumento del numero di piazzole, pari a 355 nel 2013. Tale fenomeno può essere ricondotto al turismo camperistico, che è in grandissima espansione in tutta Europa. Sono sempre più numerose, infatti, le aziende agricole (vitivinicole e agrituristiche) che hanno colto i benefici che possono derivare dalla realizzazione, con costi modestissimi, di infrastrutture utili ad attirare i turisti camperisti (Bodini, 2012).  In espansione anche il numero i posti letto, pari a 10.108, a cui corrispondono mediamente 12,6 posti letto per azienda marchigiana (in linea con la media nazionale).
Le aziende marchigiane con alloggio si compongono per metà di aziende con solo pernottamento e metà con pensione completa. La formula ‘Bed&Breakfast’ e la mezza pensione non sono presenti nelle aziende agrituristiche. A livello nazionale invece le tipologie di servizi offerti sono più diversificate, ma con la stessa tendenza al solo pernottamento e pensione completa.
La ristorazione rappresenta l’attività praticata dalla metà degli agriturismi nelle Marche (51%). Di questi oltre l’80% consente anche il pernottamento. Mentre a livello nazionale sono diffuse aziende con sola ristorazione, le aziende marchigiane abbinano alla somministrazione di pasti l’alloggio o altre attività ricreative. I circa 18.000 posti a sedere rappresentano il 4% dei posti esistenti a livello nazionale. Ciascuna azienda dispone in media di circa 41 posti a sedere, mentre a livello nazionale la media è di 38 posti.
La degustazione, che consiste nell’assaggio di prodotti agroalimentari, rappresenta soprattutto per le aziende agrituristiche marchigiane un elemento di distinzione rispetto alla media nazionale. Come servizio complementare di consumo in loco di prodotti agroalimentari di origine aziendale, non viene proposto in via esclusiva, infatti le aziende autorizzate alla degustazione tendono ad abbinare l’assaggio dei prodotti enogastronomici ad altre attività, per lo più ristorazione e alloggio.
Infine, circa un quarto delle aziende agrituristiche sono autorizzate all’esercizio di altre attività agrituristiche. Tra le iniziative proposte, un numero consistente di aziende marchigiane consente di praticare attività sportive. La conformazione prevalentemente collinare della regione sembra incoraggiare l’offerta di servizi che mettono a disposizione biciclette e la gestione di maneggi e percorsi cicloturistici, permettendo così di esplorare il territorio in maniera ecologica, tendenza peraltro, quella dell’ecoturismo, in crescente sviluppo. Le restanti attività rappresentano diversificazioni poco diffuse nella regione, che potrebbero rappresentare in futuro aree competitive per la valorizzazione dell’offerta turistica (corsi e osservazioni naturalistiche).

Il movimento degli agrituristi

I dati sul movimento turistico negli esercizi agrituristici nelle Marche evidenziano un andamento in crescita, più marcato del totale degli esercizi ricettivi (Tabella 2). Nel 2012 i turisti presso gli agriturismi marchigiani si sono attestati sui 160.000 arrivi (+147% rispetto al 2008), pari al 22% degli arrivi complessivi degli esercizi extra-alberghieri. Il peso percentuale degli arrivi in agriturismi rispetto ad altre soluzioni ricettive è aumentato negli ultimi anni, in particolare da parte dei turisti stranieri che sembrano prediligere la vacanza rurale. Ciononostante gli stranieri nelle Marche rappresentano meno del 40% delle presenze complessive in agriturismo, contro il 54% a livello nazionale, e appena il 20% degli arrivi (41% a livello nazionale). La durata dei soggiorni dei turisti stranieri, che nel 2012 è stata di 6,6 giorni (in lieve aumento dal 2008), è mediamente superiore a quella degli italiani (3 giorni), peraltro in diminuzione. Quanto riscontrato a livello regionale riflette la situazione nazionale dove si rileva che i turisti italiani si trattengono più a lungo presso altre categorie di esercizi ricettivi.

Tabella 2 - Movimento turistico negli alloggi agrituristici delle Marche

Fonte: ISTAT, Capacità e movimento degli esercizi ricettivi, annate varie

A livello provinciale Pesaro-Urbino conferma essere la meta di maggiore richiamo dagli agrituristi. In questa provincia infatti si concentrano il 31% degli arrivi regionali e il 30% delle presenze. Gli agriturismi della provincia fermana primeggiano per la durata dei pernottamenti da parte dei turisti stranieri (7,1 giorni) e rispetto alla media regionale (4,8).

Considerazioni conclusive

L’analisi dei dati statistici ha messo in luce come le aziende agrituristiche marchigiane risultano più specializzate nella degustazione rispetto alla media nazionale, e sono orientate verso l’alloggio e ristorazione. Ha inoltre evidenziato come la componente femminile sia rilevante per assolvere alla funzione multifunzionale dell’agricoltura regionale.
In sintesi, l’Italia custodisce indubbiamente un patrimonio enogastronomico, paesaggistico e storico-culturale di eccellenza, ma la comunicazione di tutto questo è frazionata in progetti teorici di turismo tematico (es. strade del vino, dell’olio) che non trovano un riscontro concreto nei comportamenti e nelle motivazioni reali di chi va in vacanza, oltre che risentire negativamente della mancanza di strategie di promozione turistica pubblica. Con l’introduzione di un marchio unico si concretizza una strategia di comuncazione importante a cui le aziende dovranno unire attivià di promozione aziendale specifiche (sito internet aziendale, ecc).

Riferimenti bibliografici

Belletti G. (2010), Ruralità e turismo, Agriregionieuropa, Anno 6, n. 20.
Bodini A. (2011), Turismo rurale e fruizione di beni pubblici, in Agricoltura, Ambiente e Società, Supplemento al n.28/2011 di Agricole 15/07/2011, Bologna.
Bodini A. (2012), Attività connesse, in Arzeni A. (a cura di) Il sistema agricolo e alimentare nelle Marche, Ancona.

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