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Periodico registrato presso il Tribunale di Ancona n. 13 del 10 maggio 2012

ISSN: 2280-756X

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Nazareno Strampelli (1866-1942)

Uno scienziato 'a tutto campo'


Sergio Salvi
Istituto Nazionale di Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione

Agrimarcheuropa, n. 1, Marzo, 2012

Ricordare l’agronomo Nazareno Strampelli (Castelraimondo, 29 maggio 1866 - Roma, 23 gennaio 1942) a settant’anni dalla sua scomparsa può essere utile per osservare in modo originale un presente che manifesta alcune sorprendenti analogie “senza tempo” con un passato che, come al solito, ha sempre molto da insegnarci.
Navigando in Internet, non è raro trovare siti in cui Nazareno Strampelli entra a far binomio con “agricoltura biologica”, ecologicamente sostenibile e, magari, anche “politicamente corretta”. Al punto che l’agronomo maceratese ne diventa simbolo indiscusso, tanto da essere indicato come esempio di un modo “antico” e “naturale” di fare agricoltura, in contrapposizione all’agricoltura moderna, irrispettosa dell’ambiente ed imbottita di biotecnologie.
Forse sarà il fascino d’altri tempi di quel cappello sormontante un bel paio di baffoni a manubrio a fare dell’agronomo marchigiano un paladino della filosofia dell'“era meglio quando era peggio”. Ma, se si andasse ad approfondire, ci si accorgerebbe ben presto che lo scienziato Strampelli rappresenta ben altro.
Innanzitutto va chiarito che con Strampelli, negli anni ’30, nel nostro Paese prende il via l’agricoltura intensiva. Le sue varietà di frumento ad alta resa, risultato della selezione operata su incroci tra grani italiani e stranieri (dal “Rieti originario” fino al giapponese “Akakomugi”), essendo resistenti all’allettamento in virtù della loro bassa statura, possono sopportare laute concimazioni. E l’industria dei fertilizzanti (Montecatini in testa) ne riceve un impulso notevole. Altro che agricoltura biologica!
Inoltre, come accade a tutti gli innovatori, Strampelli subisce attacchi ed ostracismi da parte dei coltivatori delle varietà tradizionali di frumento, secondo i quali i nuovi ibridi sviluppati dal genetista mettono a rischio la sopravvivenza del “prodotto tipico locale”. Sono più o meno le stesse accuse che vengono mosse, oggi, ai ricercatori che realizzano e tentano di proporre le varietà geneticamente modificate. La “Battaglia del grano” di fascista memoria dette ragione a Strampelli; domani, con gli OGM, chissà come andrà a finire.
Con una presentazione del genere, il carisma del baffuto genetista sembrerebbe destinato a perdere punti preziosi, ma il rischio che ciò avvenga si dissolve rapidamente non appena si apprendono alcuni fatti, ancora poco noti, della sua opera scientifica.
Tra il 1904 e la fine degli anni ’10, Strampelli non si preoccupa di migliorare solo il frumento, bensì il “sistema frumento” in toto. Le sue ibridazioni, infatti, puntano a migliorare anche tutta una gamma di colture (mais, orzo, avena, segale, riso, fava, pisello, fagiolo, lenticchia, pomodoro, patata, zucchina, barbabietola, canapa, ricino, varie foraggere, fragola, pesco, albicocco, garofano), molte delle quali riguardano la pratica agronomica dell’avvicendamento (rotazione), denotando un approccio che potremmo definire quasi “olistico”.
Inoltre, tra il 1909 e il 1912 lo scienziato effettua osservazioni sulle sostanze chimiche rilasciate nel terreno dalle radici delle piante e ne studia l’azione inibente sulla crescita di specie coltivate sia in consociazione che in successione. Queste esperienze richiamano alla mente la moderna “allelopatia”, ossia lo studio delle interazioni chimiche tra le piante, che è alla base di una linea di ricerca mirante ad ottenere colture in grado di controllare da sé, mediante il rilascio di sostanze fitochimiche naturali nel terreno, lo sviluppo delle specie infestanti loro competitrici. La cosa non è da poco, se si considera che, giusto l’anno scorso, un gruppo di ricercatori cinesi ha annunciato la creazione di una varietà allelopatica di riso (non OGM!) in grado di ridurre del 50% la proliferazione di alcune infestanti, consentendo, quindi, di ridurre significativamente l’uso di erbicidi (Kong et al., 2011).
Strampelli, oggi largamente riconosciuto quale precursore della “Rivoluzione verde” degli anni ’60 e ’70, è in realtà un “visionario” ad ampio raggio, che unisce innovazione sperimentale e ricerca multidisciplinare ad un fortissimo senso pratico (Salvi, 2009). L’aspirazione al progressivo aumento della produzione granaria nazionale diventa quasi un’ossessione nei suoi ultimi anni di vita, trascorsi - come emerge dai suoi scritti e dalle interviste rilasciate a più riprese - a spingere sull’acceleratore della propaganda agraria del regime fascista. Quello stesso regime che, dopo averlo innalzato sul piedistallo della propaganda con la nomina a senatore (1929) e le onoranze nazionali (1933), lo relegherà per decenni nell’oblio post-bellico nazionale.
Negli anni ’90, Roberto Lorenzetti, funzionario del Ministero per i Beni Culturali, ed alcuni agronomi britannici, capeggiati da Anthony J. Worland (1944-2001), divulgandone rispettivamente la storia (Lorenzetti, 2000) e la scienza, daranno nuovo lustro al profilo biografico di Strampelli e al ruolo giocato, nel dopoguerra, dal “Mentana”, dall’ “Ardito” e dagli altri suoi frumenti nel miglioramento genetico internazionale del cereale.
Tutto ciò ha determinato l’innesco di un vero e proprio circolo virtuoso che non solo non accenna a scemare, ma rinnova, ogni volta, l’interesse e l’apprezzamento verso questo grande scienziato marchigiano.

 

Riferimenti bibliografici

Kong C.H., Chen X.H., Hu F., Zhang S.Z. (2011), “Breeding of commercially acceptable allelopathic rice cultivars in China”, Pest Management Science, 67, pp. 1100-1106.
Lorenzetti R. (2000), La scienza del grano. Nazareno Strampelli e la granicoltura italiana dal periodo giolittiano al secondo dopoguerra, Ministero per i beni e le attività culturali, Roma.
Salvi S. (2009), “La rivoluzione verde di Nazareno Strampelli”, Agricoltura Istituzioni Mercati, n. 3, pp.107-121. 

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