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Periodico registrato presso il Tribunale di Ancona n. 13 del 10 maggio 2012

ISSN: 2280-756X

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Sostegno o un nuovo onere amministrativo per i giovani agricoltori?

Secondo le nuove proposte legislative sulla PAC 2014-2020, i giovani agricoltori riceveranno un pagamento diretto supplementare come incentivo ad intraprendere l'attività agricola e con l'obiettivo di assicurare un futuro all'agricoltura europea. Questa misura sarebbe sicuramente lodevole se non rischiasse di essere solo un onere amministrativo piuttosto che un sostegno efficace a favore dei giovani agricoltori. In effetti, sulla base di simulazioni recenti, in Italia, questo pagamento potrebbe aggirarsi intorno ai 100 euro€ ad ettaro, con l'eventualità che possa essere ancora più basso. Considerando che il pagamento può essere concesso fino ad un massimo di 25 ettari e solo per i primi 5 anni (precisamente, è pari al 25% del valore medio dei titoli posseduti moltiplicato per il numero di titoli attivati che, in Italia, non può essere maggiore di 25), gli effetti sui redditi potrebbero essere trascurabili.

Quale è la tua opinione sul pagamento ai giovani agricoltori? Pensi che potrebbero esserci alternative più efficaci?



Secondo me questo aiuto non serve a nulla in quanto favorisce solamente la creazione di nuove aziende a nome di giovani che non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando o dove si trova il terreno o il bestiame o il vigneto o quant'altro e sono figli di genitori che vivono di tutt'altro settore e che voglio venire a succhiare soldi all'agricoltura penalizzando le vere imprese che del settore agricolo fanno una ragione di vita e di reddito d'impresa. Per fare l'agricoltore serve una vocazione e non sono sicuramente quei pochi soldi che ti consentono di fare un'impresa, ti aiutano solo in maniera marginale. I "veri giovani agricoltori" vanno aiutati nell'accesso al credito che resta un enorme scoglio da sormontare, con delle proposte serie di aiuto sui tassi di interesse e con intereventi mirati che premiano la progettualità e non la forma di garanzia posseduta.




La crisi ha messo ancor più in evidenza le difficoltà per tutte le aziende, non solo agricole, ad accedere al credito. L'aggravante per quelle agricole è che gli istituti di credito non riescono a valutarle in quanto solitamente non dispongono di una vera e propria contabilità. I giovani agricoltori dovrebbero sapere che la contabilità è uno strumento di gestione per valutare la propria azienda e per farla valutare da eventuali finanziatori, se questo aspetto non viene compreso le difficoltà aumenteranno e gli aiuti serviranno a poco.


Ritratto di Sotte



Non ha alcun senso concedere trasferimenti ai giovani in modo automatico solo in considerazione dell'età. Il problema giovani è cruciale se si associa età giovane a impresa. Le politiche per i giovani dovebbero rigorosamente verificare che ci siano un'impresa con un progetto di impresa e che questo sia sostenibile in termini sia economici che tecnici. E' uno spreco sostenere i giovani se non hanno competenze, se hanno strutture aziendali incapaci di garantire sviluppo e reddito. Il 2% riservato ai giovani nel futuro primo pilastro è un intervento del tutto demagogico. Io sarei per incentivi anche molto consistenti e attraenti, ma altrettanto molto selettivi imponendo condizioni di minimo per l'accesso in termini di formazione e strutture. Non importa finanziare molti giovani che poi falliscono o si inventano agricoltori solo per prendere i soldi. Meglio pochi ma buoni.


Ritratto di Andrea Bonfiglio



E’ difficile non essere d’accordo con tutti i commenti precedenti: concentrare le risorse sui giovani che hanno idee e spingere gli agricoltori ad acquisire una mentalità più orientata all’impresa, adottando internamente adeguati strumenti di gestione aziendale che aiuterebbero anche a migliorare l’accesso al credito. Ma questo significa cambiare radicalmente la politica e mettere mano alla normativa in materia di contabilità e bilancio. La finalità del 1° pilastro è finanziare lo status di agricoltore. A un certo punto si è detto che questo era sbagliato e andava giustificato. Che cosa si sono inventati? Lo spacchettamento dei pagamenti diretti, associando ai pagamenti funzioni proprie del 2° pilastro. Con lo spacchettamento si continua però a sostenere lo status: di agricoltore, di giovane agricoltore, di azienda in area con vincoli naturali. Se si continua ad accettare il 1° pilastro, bisogna anche accettare l’idea che ad essere supportato è lo status. Altrimenti bisogna cambiare la struttura stessa della PAC superando la divisione tra pilastri e riversando tutte le risorse nel pentolone della politica di sviluppo rurale. Ma una cosa del genere è effettivamente auspicabile in considerazione della ricomparsa di un problema di approvvigionamento alimentare, quello stesso problema che spinse le istituzioni europee negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale a finanziare, anche correttamente (fino ad un certo punto), lo status perché era necessario produrre di più? Bisogna poi chiedersi se in fondo è sbagliato un pagamento supplementare ai giovani agricoltori nell’ambito del 1° pilastro. Quale è la finalità di questo pagamento? L’idea è quella di rafforzare gli incentivi per favorire l’ingresso dei giovani in agricoltura, aggiungendosi alle risorse previste nel secondo pilastro. Vero è che incentivi di questo tipo, scarsamente selettivi, potrebbero portare alla comparsa di giovani agricoltori che non hanno grandi idee e che nel giro di pochi anni potrebbero chiudere i battenti. Ma è un rischio che bisogna correre se non vogliamo che l’agricoltura non abbia un futuro. Fare l’agricoltore non è una scelta facile anche per i pregiudizi che ancora circolano in merito a questa figura. Quindi ben venga un incentivo pubblico, anche indiscriminato e soggetto a critiche, per spingere i giovani ad intraprendere questo mestiere. Si può contestare l’ammontare che è irrisorio ma per questo ci dovrebbero essere ancora margini di discussione per portarlo a livelli più consistenti. Inoltre non si può negare che anche un giovane non molto brillante o con scarse conoscenze potrebbe con l’esperienza maturare capacità inespresse ed insperate. Basta dargli l’occasione. Un’ultima considerazione concerne la normativa in materia di contabilità. Attualmente l’agricoltore non viene trattato come un imprenditore a tutti gli effetti. Si rende conto di esserlo quando gli si chiede il business plan per accedere ai finanziamenti PSR o quando si reca in banca per chiedere un prestito, spesso e volentieri negato per mancanza di garanzie e/o contabilità interna. E’ ora che questo cambi. Un primo cambiamento dovrebbe essere quello di imporre anche agli agricoltori l’obbligo di tenuta della contabilità. L’invito o il consiglio a predisporre un sistema di gestione anche fosse rudimentale non è sufficiente. Dispiace dirlo ma l’obbligo, la forzatura spesso è il rimedio migliore per ottenere risultati, specie se questo obbligo può avere dei ritorni positivi.




Buonasera io ho 29 anni e sono da sempre un grande fautore dell'agricoltura,in particolare dell'allevamento.Fino a qualche anno fa circa 9 ero propenso a fare della mia più grande passione il mio mestiere L' AGRICOLTORE.Poi piano piano ho trovato tutte le porte chiuse ed ho dovuto abbandonare l'idea.Dopo tale esperianza ho capito che chi voleva veramente farlo non ha potuto e vicevaersa.Poi non credo che sia la Pac a risollevare le sorti dell'agricoltura italiana.Il nostro è un paese dove auasi tutto viene importato da paesi terzi a buo mercato,dove non vigono leggi severe come le nostre,dove i controlli sono dubbi e idem la provenienza.L'intervento che secondo me bisognerebbe fare è sulla difesa del prodotto nazionale che comunque è di qualità supriore,mettendo dei dazi sui prodotti low cost esteri.Allora si che l'agricoltore avrebbe dignità sociale no accontentarsi di quei quattro soldi della pac e psr vari.Questo è il mio modesto punto di vista.Mirko


Ritratto di Studio agrario



il premio giovani non può bastare da solo per invitare qualcuno ad avviare una impresa agricola competitiva, perché mirko ha mille ragioni: la Comunità Europea aderisce aed accordi commerciali che favoriscono la globalizzazione, quindi i prodotti che costano meno vengono nei nostri negozi, mentre i nostri si vendono sottocosto. il nostro sottoìcosto deriva principalmente dalle diverse regole di produzione, sia tecniche che sociali, non compensate da alcun tipo di riequilibrio in frontiera. Quindi non ci scandalizziamo degli schiavi neri che raccolgono le arance: quelle povere persone sono da noi perché comunque hanno un trattamento migliore che nel loro paese, per lo stesso lavoro; per quanto questo sia scioccante per qualcuno, ricordiamoci che le arance verranno dal marocco senza alcun dazio, dopo gli ultimi accordi della comunità Europea, quindi a costi ancora minori. in definitiva, l'agricoltore italiano è destinato a fare il guardiano di un territorio, con un reddito da contributi (elemosine del resto della società), senza alcun reddito netto derivante dalle produzioni di alimenti.




Mirko scrive: "L'intervento che secondo me bisognerebbe fare è sulla difesa del prodotto nazionale che comunque è di qualità superiore,mettendo dei dazi sui prodotti low cost esteri". Tuttavia, i dazi non tutelano affatto la qualità. Se, infatti, i nostri prodotti non riescono ad essere competitivi con quelli provenienti da fuori nonostante la (presunta) maggiore qualità ci sono solo tre possibili spiegazioni: 1. al consumatore interessa più il prezzo della qualità 2. il consumatore non ha consapevolezza della diversa qualità 3. non è vero che il nostro prodotto è di migliore qualità Premesso che secondo me sono un po' vere tutte queste 3 spiegazioni, mettere dei dazi implica, nei tre casi, quanto segue: 1. il consumatore è costretto a pagare di più senza volerlo 2. il produttore interno che non fa qualità trae vantaggio dai produttori interni che invece la fanno 3. facciamo semplicemente protezionismo La qualità non si difende né promuove né comunica con i dazi. Temo che sia vero, piuttosto, che la presunta qualità sia diventata la scusa per tornare a chiedere dazi invece di rimboccarsi le maniche e competere. Ciao Roberto


Ritratto di Studio agrario



I dazi non possono essere solo protezione commerciale e della presunta diversa qualità, ma si deve risolvere e gestire il gap "sociale" tra i diversi paesi produttori: la tutela dell'ambiente, delle persone, della salubrità degli alimenti sono elementi che amplificano le diversità di costo per prodotti uguali: o i paesi emerrgenti applicano le nostre stesse regole, o noi aboliamo tutta una serie di leggi di tutela sociale e ambientale ( sembra che questa ipotesi sia sul tavolo di diversi paesi occidentali, soprattutto europei). nel mentre non vedo la possibilità di un'agricoltura competitiva nell'occidente.




Salve, non so il signor Roberto cosa intende per rabboccarci le maniche.Forse non ha considerato tante variabili del nostro territorio soprattutto geomorfologiche.Poi sul fatto della qualità non è dubbia oerchè noi abbiamo molti più controlli degli altri.E comunque a noi interessa che il consumatore mangi cibi di qualità e come perchè una cattiva dieta a base di estrogeni ecc che si trovano sulla carne ai cittadini costa.Non ci da i soldi ne la Romania nè la Bulgaria nè la Polonia e cosi via.POI SIGNOR rOBERTO CI DICA LEI COME SI FA AD ESSERE COMPETITIVI,GRAZIE.


Ritratto di Andrea Bonfiglio



Mirko, Roberto e “Studio agrario” hanno tutti detto cose vere e fondate. Il dumping sociale e ambientale da parte di diversi paesi del mondo che esportano verso l’UE, nonché il fenomeno della contraffazione, sono all’origine di una concorrenza sleale ai danni delle imprese dell’UE che operano a costi più alti per via di standard produttivi, qualitativi e ambientali più severi. Bisogna però chiedersi come mai i consumatori scelgono i prodotti più economici, di minore qualità o chiaramente contraffatti. La risposta è quella che dà Roberto. Probabilmente è perché i consumatori vogliono spendere di meno, soprattutto in questo periodo, e non sanno né riconoscere né apprezzare la qualità dei prodotti. Questo, a mio avviso, solleva un problema di educazione, di informazione e di promozione sia a livello pubblico che privato. Mancano cioè adeguati programmi informativi e di educazione in favore dei consumatori (che vanno istruiti sin da piccoli), e manca una politica adeguata di marketing della qualità e della tipicità dei prodotti che riguarda sia gli enti pubblici, a tutti i livelli, sia le imprese. Dal punto di vista della singola azienda, il marketing, così come tutte quelle attività che fanno della qualità il fattore di successo, è una attività indubbiamente molto costosa che non può essere sostenuta da piccole aziende, in pratica da gran parte delle imprese italiane e non solo. Ed ecco la risposta a Mirko, quando chiede come si fa ad essere competitivi. Bisogna aggregarsi e cooperare il più possibile (“rimboccarsi le maniche”, in questo senso), perché solo con l’aggregazione si possono fare cose altrimenti impossibili, investire nella qualità e nella promozione, e accrescere il potere contrattuale nei confronti della GDO che strozza le economie di molti piccoli produttori. Con l’aggregazione inoltre si potrebbero anche praticare prezzi più bassi per prodotti qualitativamente superiori, incentivando fasce più ampie di consumatori all’acquisto. I dazi non sono la soluzione. Anzi un ritorno al protezionismo (che è ancora vigente, seppure con minore intensità) indurrebbe ad una involuzione rispetto ai progressi fatti dalle imprese per affrontare la crescente competizione, svantaggi per i consumatori (che si troverebbero a pagare molto di più sia per i prodotti interni che per quelli esteri) e danni incommensurabili alle economie più povere del mondo, che ancora patiscono le conseguenze delle politiche protezionistiche del passato.




Se veramente vuoi un consiglio e la tua domanda non è uno scherzo, cambia Nazione, questi ladri ci porteranno peggio di Cipro, vorresti realizzare una azienda agricola per morire di fame??? all'agricoltura non danno nulla e quando lo danno se lo riprendono con gli interessi, sono dei criminali per di più pagati anzi strapagati da noi e fanno solo danni, abbiamo 600.000 metri di terreno al sole, perchè non vale più neanche la pena di ararlo- noi chiudiamo le aziende loro si aumentano gli stipendi ma di cosa state parlando che è un film-


Ritratto di fedimaro



Putroppo si fa sempre un gran parlare del lavoro per i giovani ma poi in concreto è dura e per varie ragioni che non è il caso quì di presentare. L'agricoltura è un settore che deve essere potenziato e ben venga il rilancio della cooperazione. Spero che Federica riesca ad inserirsi in una zienda già operativa oppure a fare lei una cooperativa. Non sono uno specialista ma con piacere sono pronto a dare un contributo.




Mi preme evidenziare che probabilmente si tratta di vù parlè, in quanto nessuno parla di dove realizzare questa azienda ne di quanto terreno occorra affinchè essa sia proficua, ne tanto meno di cosa vorrebbe produrre ed in che settore, pertanto senza un business plain serio state perdendo tempo e state illudendo una persona che potrebbe veramente avere una prospettiva lavorativa, e ripeto forte della mia esperienza nel settore, consiglierei, anzitutto individuare l'area di riferimento in quanto da una Regione all'altra la differenza è notevole, altresì se trattasi di aree sottosviluppate ancor meglio, quindi è bene fare chiarezza, e ripeto in questa Nazione di ladri legalizzati io la sconsiglierei vivamente, non per pessimismo ma per conoscenza diretta, a meno che lei non abbia conoscenze altolocate, perchè è brutto dirlo di questi tempi ma ancora funziona così, non mi crede?????? Facci a un progetto agrario e vedrà senza conoscenza quanti piani farà!!!!!! mi dia retta cominci se proprio vuole fare una azienda che abbia futuro ad appoggiarsi a chi sa quello che dice e non a persone che le diranno solo belle parole per la bella figurina nascondendole però l'amara verità. Stia pertanto con i piedi ben piantati per terra e non si faccia fuorviare da gente che non sa quello che dice, e farebbe meglio a zittirsi, vede cara la mia Federica, non cita i suoi anni, e non per curiosità ma perchè è fondamentale alla buona riuscita dell'eventuale progetto, il nostro terreno è a disposizione se ritiene, e sono pronto a creare con lei e con chi che sia una cooperativa agricola, ed abbiamo anche i requisiti che di questi tempi non è poco,consideri poi che sarebbe auspicabile una cooperativa di sole donne in quanto sarebbe più finanziabili ed otterrebbero un punteggio più alto, siamo nella vicinanze della più bella città della Regione Marche, tiri ad indovinare, a presto, ove di interesse questo è il mio recapito, 327-5318432-


Ritratto di TENUTA SAN MARCELLO



Qui a San Marcello (AN) c'è una coperativa di agricoltori che gestisce un ristorante "Vintora", da sempre siamo alla ricerca di un socio che gestisca il ristorante "come se fosse suo", ossia mettendoci la faccia e spiegando agli avventori il progetto che consiste nella promozione -attraverso il piatto- dei prodotti agricoli delle tante aziende agricole associate che producono le eccellenze enogastronomiche marchigiane. Un modello di filiera corta straordinario che interpreta il seme della pratica dell'economia locale per accorciare le distanze tra consumatore e produttore. Se si vuole mettere in contatto con noi, mi può contattare: Massimo Palmieri - Tenuta San Marcello - socio di Vintora




Senza voler offendere nessuno, ma la città in assoluto più bella delle Marche è Ascoli Piceno, ti do ulteriori notizie, abbiamo già in essere l'azienda agricola unitamente alla iscrizione agrituristica, con casale agricolo di 930 metri da ristrutturare, di sole donne, io sono il papà. Si trova sulla cima di una collina da cui si scorge il mare, ed a 360 gradi tutte le cime delle valli senza ostacoli visivi davanti è uno splendore, posizionata sud pieno utile per il fotovoltaico, il casale andrebbe ristrutturato ed adeguato alle esigenze agrituristiche, possediamo anche tutte le attrezzature o quasi, cucine industriali, bancone bar, lavastoviglie, ecc, ecc, certamente dei soci finanziatori sarebbero una manna dal cielo, ma non dimenticare le difficoltà che ti ho esposto nelle prime mie, siamo in Italia e chi ha voglia di fare viene boicottato, è bene quindi essere molto decisi e determinati, se mi mandi la tua e mail ti giro le foto dei luoghi e ti fai una idea, sappi che vi sono anche da subito con piccoli interventi possibilità abitative, in quanto due appartamenti potrebbero essere resi abitabili con poca spesa nel giro di 30 giorni, l'area è fornita di strada da sistemare e senza uscita, piazzale ad aia di 5.500 metri utile a realizzare i giochi ed una bella piscina, abbiamo in realizzazione una pista da motocross quasi ultimata, e spazi per ballare sia all'aperto che al chiuso- A presto Gianni, classe 58- la mia e mail (elpaso.g@libero.it)


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