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La gestione attiva del bosco per lo sviluppo socio-economico delle aree rurali
Osservatorio Foreste INEA
Agrimarcheuropa, n. 5, Dicembre, 2014
Negli ultimi decenni il sistema forestale nazionale ha dovuto affrontare rapidi mutamenti strutturali ed economici, a causa della molteplicità di ruoli e funzioni che la società ha riconosciuto e/o attribuito al patrimonio forestale. Non a caso il logo scelto dall’Assemblea delle Nazioni Unite in occasione dell’Anno Internazionale delle Foreste (2011) evocava il tema “Foreste e popoli”. Le diverse icone riunite sulla chioma dell’albero ricordano le innumerevoli funzioni ambientali riconosciute ai boschi, necessarie per il mantenimento dei cicli biologici e per la sopravvivenza e il benessere delle popolazioni locali del pianeta (Figura 1).
Figura 1 - Rappresentazione schematica dei servizi forestali
Fonte: Shvidenko et al. (2005)
In Italia, dopo che i boschi e i suoi prodotti hanno rappresentato per secoli una risorsa indispensabile per l’economia del Paese, soprattutto per le popolazioni rurali e di montagna, dal dopoguerra in poi si è assistito ad un graduale e progressivo abbandono nell’utilizzo della risorsa forestale nazionale, legato principalmente allo spopolamento delle aree interne e al disinteresse economico per l’utilizzo e la valorizzazione delle risorse disponibili.
Lo sviluppo industriale e il massiccio esodo dalle aree montane e collinari verso i grandi centri industriali ha portato ad una forte riduzione delle attività agrosilvopastorali, fondamentali non solo per la produzione di beni alimentari e non, ma più in generale per la gestione del territorio e per l’esecuzione delle normali opere di presidio e manutenzione che da esse derivano.
Tale fenomeno ha determinato, in primo luogo, una lenta e progressiva espansione del bosco a discapito di aree agricole e pascolive abbandonate, facendo sì che la superficie nazionale sia quasi triplicata, passando dai quasi 5 milioni di ettari censiti nel 1950, agli oltre 11 milioni dei nostri giorni (1) (Figura 2). All’aumento della superficie, però, non si è assistito ad un incremento degli investimenti sul territorio, anche se il sistema economico paese può vantare una fiorente industria legata ai prodotti legnosi. Infatti oggi l’utilizzo della risorsa forestale si assesta ad una media del 20% dell’incremento annuo, contro il 65% della media europea, a fronte di un’industria italiana dei prodotti legnosi che importa oltre l’80% delle materie prime dall’estero. Le motivazioni che hanno ridotto le normali pratiche di gestione e utilizzazione del patrimonio forestale e scoraggiato le iniziative imprenditoriali sono diverse. Nel proseguo di questo articolo verranno meglio illustrate, evidenziando inoltre l’importante ruolo che la valorizzazione delle risorse forestale può rivestire nello sviluppo delle aree rurali e montane.
Figura 2 - Distribuzione della superficie forestale nazionale (immagine di sinistra) e distribuzione delle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (immagine di destra)
Fonte: Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio, 2005
Quale politica di gestione per lo sviluppo delle aree rurali e montane
Il Piano di Azione per le Foreste Europeo (Commissione Europea, 2006), adottato dall’Italia con il Programma Quadro per il Settore Forestale (2) (AA.VV., 2008), promuove la valorizzazione del patrimonio forestale e il suo ruolo multifunzionale di bene economico-sociale, capace di produrre materie prime e servizi ecosistemici. La gestione attiva, in questo senso, diventa principio ispiratore della programmazione e della pianificazione forestale nazionale, come processo di governance territoriale nel medio lungo periodo capace di garantire un uso equilibrato delle risorse naturali e la selvicoltura diviene lo strumento diretto per lo sviluppo socioeconomico e per la salvaguardia ambientale, come definito dal D.lgs. 227/2001 (3).
Analizzando i dati sul valore commerciale generato dalle diverse filiere produttive legate alla risorsa forestale nazionale, compresa anche la quota parte derivante dai prodotti forestali non legnosi, si evidenzia come il valore aggiunto generato, rappresenti solamente lo 0,9% del settore primario; in termini del tutto semplificati significa che dal 35% del territorio italiano si ottiene solamente lo 0,01% della ricchezza nazionale (Pettenella, 2011). In questo contesto di scarsa inefficienza nell’utilizzo di una risorsa rinnovabile e con caratteristiche di non “delocalizzazione fisica”, l’Italia nonostante vanti il primato nell’esportazione di prodotti finiti dell’industria legnosa manifatturiera, vive in una situazione quasi del tutto paradossale. Infatti, con una utilizzazione che si assesta a una media del 20% dell’incremento annuo contro il 65% della media europea, il nostro paese è il 6°importatore mondiale di legno grezzo e il 2° europeo, il 1° importatore di legno dai Balcani e dal Sud Europa, il 2° importatore europeo di legno tropicale, il 1° importatore mondiale di legna da ardere, il 4° di cippato e il 1° di pellet per uso domestico e residenziale.
Naturalmente le motivazioni di questo paradosso sono riconducibili ad un processo ormai cronicizzato che ha progressivamente visto ridurre le normali pratiche di gestione e utilizzazione del patrimonio forestale esistente e scoraggiato le iniziative imprenditoriali. Sicuramente le difficili condizioni orografiche, l’inadeguata viabilità di servizio, l’alto costo della manodopera, la polverizzazione della proprietà forestale, la concorrenza dei mercati stranieri e la complessità del panorama normativo e vincolistico nazionale e regionale, non rappresentano un’argomentazione esaustiva per poter spiegare le notevoli difficoltà in cui versa oggi il settore forestale nazionale.
Rimane comunque un dato di fatto incontrovertibile: oggi la risorsa bosco, nonostante il grande potenziale economico, ambientale e quindi occupazionali che offre sia in termini produttivi nella fornitura di materie prime a base rinnovabile ed ecocompatibile da utilizzare per usi edilizi, manifatturieri ed energetici, e sia di erogazione di servizi pubblici ambientali diffusi, “soffre” la mancanza di iniziative politico-istituzionali. Iniziative che producano effetti di lungo periodo concreti, per una reale valorizzazione socio-economica del territorio e del sistema Paese. Così facendo si farebbe fronte non solo alle urgenti necessità ambientali in materia di regolazione e regimazione delle acque, salvaguardia e conservazione della biodiversità e degli habitat naturali, mitigazione del cambiamento climatico, tutela del paesaggio e più in generale del patrimonio culturale identitario nazionale, ma anche ai seri problemi di sicurezza e di incolumità pubblica dovuti ai mancati interventi di presidio e manutenzione dei territori rurali e montani.
Nello specifico, il ruolo strategico del settore forestale italiano per la fornitura di beni economici e servizi pubblici e il raggiungimento di una serie di obiettivi di politica strategica internazionale e comunitaria, oggi non trovano ancora efficaci soluzioni, in quanto l’azione di gestione attiva del patrimonio forestale non prevede un riconoscimento legislativo, ma soprattutto monetario, per i proprietari e/o gestori delle superfici che nel rispetto delle normative vigenti e nell’attuazione dei loro piani, possono garantire un efficace mantenimento e miglioramento delle funzioni svolte dai boschi nazionali. Di conseguenza, la gestione rimane tutt’ora un processo economicamente non redditizio per i proprietari forestali che preferiscono l’abbandono del bene, con effetti diretti su sicurezza e benessere collettivo.
Eppure, analizzando la bibliografia scientifica internazionale, iniziano a prendere corpo azioni normative in contesti nazionali e territoriali, forse semplicemente più attenti e con visioni strategiche di lungo periodo nei confronti della risorsa forestale, che prevedono un riconoscimento economico verso i soggetti coinvolti nella gestione delle risorse forestali. Un esempio è rappresentato dall’accordo liberamente sottoscritto tra l'azienda municipalizzata per la fornitura di servizi idrici della città di New York e i proprietari forestali del bacino di captazione (Landell-Mills e Porras, 2002). In base a tale accordo i proprietari si sono impegnati ad utilizzare i propri boschi secondo uno specifico e condiviso programma di gestione attiva e sostenibile, che garantisce il bene produttivo e allo stesso tempo il mantenimento delle funzioni di depurazione e deflusso idrico delle acque in maniera costante nel tempo. La compensazione per il mantenimento del servizio ecosistemico (acqua potabile) fornito alla popolazione urbana da parte dei gestori delle foreste viene corrisposta attraverso un'addizionale sulla tariffa idrica pagata dagli utenti finali che garantisce ai proprietari un flusso annuo e costante di reddito. L'implementazione del programma ha permesso un notevole risparmio di spesa sulla realizzazione di impianti di depurazione, che sarebbe comunque gravata sui cittadini.
Considerazioni conclusive
In conclusione e con la premessa che non si vuole entrare nel merito di quale sia l’attività selvicolturale che una gestione attiva deve utilizzare, è possibile affermare, in ragione del contesto storico-culturale in cui si è evoluta e strutturata la risorsa bosco nazionale nel tempo, che solamente attraverso un processo di gestione diffusa e partecipata è possibile perseguire gli obiettivi di mantenimento e valorizzazione del ruolo multifunzionale svolto dai boschi nazionali; un processo che tenga conto delle caratteristiche ecologiche, pedoclimatiche e stazionarie del soprassuolo nonché degli obiettivi e delle necessità economiche e sociali in ambito locale e nazionale.
Note
(1) Secondo il Forest Resource Assestment la superficie forestale nazionale è pari a 10.916.000 Ha (FAO & JRC., 2012).
(2) Approvato il 18/12/2008 in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
(3) Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 227 "Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57"
Riferimenti bibliografici
AA.VV. (2008), Programma Quadro per il settore forestale (PQSF), MIPAAF, Roma (disponibile in: http://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2826).
Commissione Europea (2006), Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo, un Piano di azione dell’UE per le foreste. Bruxelles, 15.6.2006 COM (2006) 302 definitivo.
FAO & JRC (2012), Global forest land-use change 1990–2005, FAO Forestry Paper No. 169. Food and Agriculture Organization of the United Nations and European Commission Joint Research Centre. Roma, FAO.
Landell-Mills N. e Porras I.T. (2002), Silver bullet or fools’ gold? A global review of markets for forest environmental services and their impact on the poor, Rapporto di ricerca preparato per International Institute for Environment and Development (IIED), Londra.
Pettenella D., 2011. Servizi ecosistemici forestali e integrazione nelle politiche settoriali, relazione presentata in occasione della Conferenza ISPRA “Le risorse forestali nazionali e i servizi ecosistemici. Il ruolo delle istituzioni” Roma, 6 dicembre 2011
Shvidenko A., Barber C.V., Persson R., Gonzalez P., Hassan R., Lakyda P., McCallum I., Nilsson S., Pulhin J., van Rosenburg B., Scholes B., Forest and woodland systems, in Hassan R.M., Scholes R. e Ash N. (2005), Ecosystems and Human Well-Being: Current State and Trends: Findings of the Condition and Trends Working Group, Island Press.