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Periodico registrato presso il Tribunale di Ancona n. 13 del 10 maggio 2012

ISSN: 2280-756X

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La multifunzionalità dell’azienda agricola. Esperienze di agricoltura sociale nella regione Marche

Leonardo Lopez
Regione Marche

Agrimarcheuropa, n. 5, Dicembre, 2014

Multifunzionalità e agricoltura sociale

Le Marche sono state la prima regione che ha cercato di normare in maniera organica cosa si potesse intendere per multifunzionalità. Verso la fine del 2009, al Servizio Agricoltura della Regione Marche è stato assegnato il compito di rivedere la normativa sull’agriturismo. In quell’occasione si è presentata l’opportunità di optare tra due possibili soluzioni: fermarsi ad aggiornare la disciplina esistente oppure cercare di ripensare a tutto l’universo delle attività che si possono intraprendere in ambito rurale e che da tempo la politica agricola sintetizza nel concetto di multifunzionalità. Questo anche in considerazione della modifica dell’articolo 2135 del c.c., intervenuta con il decreto legislativo 228/2001 di orientamento in agricoltura che di fatto ha ampliato lo spettro delle attività considerate agricole, con la conseguenza che lo stesso imprenditore agricolo si caratterizza come soggetto inserito in un contesto economico, sociale e territoriale con compiti di presidio, tutela e valorizzazione delle risorse ambientali.
L’idea che si è cercato di sviluppare è stata di rendere concreto un concetto astratto ovvero riuscire a declinare quelle attività che possono essere esercitate dagli imprenditori in quanto connesse all’attività agricola e che rappresentano esse stesse la multifunzionalità.
Questa idea fu all’epoca molto apprezzata anche a livello ministeriale tanto che la Regione Marche è stata prescelta per partecipare, nell’aprile del 2010, in qualità di rappresentante istituzionale degli enti locali portatrici di buone pratiche, ad un viaggio studio in Israele, paese intenzionato ad approfondire l’argomento dell’agriturismo.
Con la legge sulla multifunzionalità della azienda agricola si è stabilito di inquadrare giuridicamente, in maniera assolutamente innovativa, l’attività di agricoltura sociale, anticipando alcune di quelle scelte che oggi ritroviamo nella proposta di legge nazionale, in questo momento all’esame dai rami del Parlamento.
L’elemento giuridico innovativo è quello di considerare l’agricoltura sociale connessa a quella agricola, al pari dell’agriturismo, in quanto come l’agriturismo si configura come un’attività di accoglienza, sicuramente più evoluta, che si sostanzia nel “prendersi cura” delle persone e inserita all’interno dell’azienda agricola.
Questa scelta, nei primi tempi, aveva suscitato più di una critica nelle occasioni di confronto con le altre regioni sul tema dell’agricoltura sociale.
In generale si può affermare che l’espressione “agricoltura sociale” comprenda un insieme di esperienze che affondano le loro radici in alcuni aspetti tradizionali dell’agricoltura, come il legame tra la stessa azienda agricola e la famiglia rurale, per esaltarne il carattere sociale e proporsi come luogo per l’integrazione nell’agricoltura di pratiche rivolte alla terapia e alla riabilitazione delle persone diversamente abili, all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale di soggetti svantaggiati, all’offerta di servizi educativi, culturali, a supporto di famiglie e istituzioni.

Le attività di agricoltura sociale realizzate dalla Regione Marche

Le azioni intraprese dalla Regione Marche che, concretamente, hanno permesso di realizzare le esperienze di agricoltura sociale presenti nella regione sono riassumibili in una serie di parole chiave: esperienze pilota, valore del “fare”, anche nel senso della concretezza da intendere come qualità che caratterizza lo stile di vita marchigiano, rigore scientifico, contaminazione, come incontro tra diversi saperi, formazione e comunicazione.
Il primo atto con il quale la Regione ha espresso la necessità di incentivare attività per lo sviluppo di esperienze pilota, nell’ambito della cosiddetta agricoltura sociale, è la DGR n. 252/2010 (del 9 febbraio 2010), il cui dispositivo prevedeva espressamente di riconoscere il valore dell’attività agricola in relazione non solo all’economia del settore produttivo ma anche ad ulteriori elementi legati all’ambiente rurale, alla socialità del lavoro, alla possibilità di occupazione per soggetti con disabilità diverse o problemi di emarginazione, tossicodipendenze ed altre marginalità. L’incentivo a tali attività si è espresso in aiuti ad uno o più progetti finalizzati alla creazione e allo sviluppo delle cosiddette aziende agricole sociali.
Con la successiva DGR n. 1107/2010 (del 12 luglio 2010) la Regione Marche ha previsto la sperimentazione di progetti innovativi aventi ad oggetto lo svolgimento di attività a favore dell’infanzia da parte dell’azienda agricola approvando, contestualmente, un accordo di collaborazione con la Fondazione Chiaravalle– Montessori, individuata come referente scientifico per questa progettualità.
Allo scopo di far interagire i diversi attori e “saperi” coinvolti in questa iniziativa, con Decreto del Dirigente del Servizio Agricoltura n. 486 del 2010, è stato costituito il Comitato Tecnico Scientifico con funzioni di indirizzo delle attività da intraprendere.
Dal lavoro del comitato è scaturito il “Modello di Agrinido di qualità” della Regione Marche, approvato con la DGR n. 722/2011, dove vengono delineati gli aspetti pedagogici peculiari e caratterizzanti dell’attività di Agrinido, inteso come servizio essenziale per l’affido e l’educazione dei bambini evidenziando il valore aggiunto che un nido in ambiente rurale può offrire.
In particolare il modello è strutturato in una serie di format:

  • il format “pedagogico” che riprende ed elabora gli argomenti che caratterizzano la pedagogia rivolta ai bambini della fascia di età 1-3 anni calandola alla realtà dell’azienda agricola;                  
  • il format “architettonico” dove è stata sviluppata l’idea del dentro–fuori (in/out) per “tirar dentro la natura o protendersi verso di essa” come nel caso di un giardino d’inverno;
  • il format dell’“azienda agricola” che stabilisce che l’azienda deve presentarsi multifunzionale e con una “struttura colturale tipica di una famiglia agricola tradizionale con attività di orticoltura, allevamento di animali di bassa corte, frutteto ed altro ancora”, organizzazione che, tra l’altro, si riflette in maniera significativa sul progetto pedagogico che l’agrinido sviluppa ed offre.

Il modello inoltre analizza “la sfida della sostenibilità” economica attraverso la costruzione di un business plan calibrato specificatamente sulle aziende che intendono proporre il servizio di agrinido.
Come conseguenza naturale, la delibera ha previsto l’avvio di sperimentazioni, al fine di verificare la fattibilità e la sostenibilità del modello stesso anche con l’obiettivo di orientare, nel nuovo periodo di programmazione 2014-2020, gli interventi per il mantenimento dell’occupazione e della qualità della vita nelle aree rurali.
In seguito all’approvazione del modello, è stato elaborato e pubblicato in tempi relativamente rapidi il primo bando di accesso per assegnare contributi al fine di “accompagnare” gli imprenditori agricoli interessati ad offrire il servizio di agrinido direttamente per l’anno scolastico 2011-2012, proprio per sottolineare la volontà del Servizio Agricoltura della Regione Marche di finanziare le attività anziché i “muri”.
Infatti, la struttura del bando prevedeva, in particolare, la possibilità di riconoscere un contributo per le spese di gestione per i primi due anni, successivamente diventati tre, assegnando un aiuto pari a 15.000 € per le prime due annualità, ridotti a 10.000 € nel terzo anno. Questa riduzione è stata applicata in analogia a quanto previsto con la nuova programmazione 2014-2020 che stabilisce, quali condizioni generali, sia un limite temporale, ovvero un periodo massimo di 7 anni, sia una modulazione, indicata come digressività del contributo, che prevede una riduzione costante degli aiuti riconosciuti.
Questa fase di sperimentazione si è concretizzata con l’inaugurazione del primo Agrinido di Qualità della Regione Marche avvenuta a fine gennaio 2012 in comune di Pievebovigliana presso l’azienda di Aureli Maccario, azienda che rappresenta appieno l’idea di impresa agricola multifunzionale e pluriattiva in linea con il format dell’azienda agricola.
Ad oggi le aziende che hanno intrapreso questa “avventura” sono sei, distribuite tra le province di Macerata, Pesaro, Ancona e Fermo, a dimostrazione della replicabilità del modello.
Questi numeri seppure piccoli in realtà diventano significativi se si considera che per garantire la condizione “qualità’ le aziende sono tenute a rispettare la normativa regionale sui servizi educativi, senza alcuna deroga rispetto a qualsiasi altra struttura nidale. Non è un caso caso che in altre regioni si è preferito percorrere o sperimentazioni assolutamente non confrontabili (si vedano ad esempio le agritate) o sono state proposte iniziative del tutto individuali ed isolate. A questo aggiungiamo l’attuale crisi che ha determinato la chiusura nella regione Marche di diverse sezioni di nido. A fronte di tutto questo, la nascita di nuove iniziative, che rappresentano in alcuni casi delle eccellenze come gli agrinido di Roberto Bagalini di Fermo o di Larisa Lupini di Ostra, e la presenza addirittura di liste di attesa mostrano l’enorme potenziale che questo servizio è in grado di esprimere.
Ma la Regione non si è fermata al solo finanziamento delle aziende, ha anche deciso di sostenerle mettendo a disposizione un coordinamento pedagogico unitario al fine di rendere le esperienze progettuali omogenee su tutto il territorio regionale e creare una rete tra le aziende che offrivano il servizio di agrinido. Questa attività di coordinamento ha il merito sia di sviluppare percorsi educativi comuni sia di condividere le esperienze di crescita che ogni azienda ha raggiunto nelle sue peculiarità. Svolge inoltre funzioni di monitoraggio delle stesse attività e catalogazione ed archiviazione della documentazione scaturita dalle singole esperienze. E’ questo il rigore scientifico cui si è fatto cenno sopra.
Altra attività che il Servizio Agricoltura ha voluto fortemente, non solo legata all’Agrinido, è la formazione, sviluppata per il tramite della struttura operativa dell’ASSAM. L’impegno nella formazione, previsto nella stessa delibera di adozione del modello agrinido di qualità della Regione Marche, nel corso del tempo, si è concretizzato con l’organizzazione di tre corsi per Operatori di Agricoltura Sociale. A partire da una prima esperienza sostanzialmente di comunicazione e basata su lezioni frontali, si è fatto poi sempre più evoluto ed articolato includendo attività laboratoriali, con visite guidate nelle aziende, al fine di consentire ai partecipanti, molti dei quali imprenditori agricoli, sia di “immaginare” quali soluzioni adottare per acquisire maggiore consapevolezza “sociale” in agricoltura sia per consentire un confronto diretto con chi quelle soluzioni le aveva già adottate.
Altro elemento caratterizzante che il Servizio Agricoltura della Regione Marche ha voluto valorizzare è la comunicazione. In estrema sintesi, le attività rivolte alla divulgazione si sono concretizzate attraverso l’elaborazione di alcuni loghi che mediante l’immagine grafica identificano immediatamente i servizi che intendono promuovere. Nel caso dell’Agrinido, in particolare, oltre alla realizzazione di una brochure, si è deciso di registrare un marchio volto a garantire e tutelare il mantenimento del modello.  

Le attività di agricoltura sociale in corso di realizzazione

Una importante iniziativa in corso di svolgimento è quella che riguarda il progetto denominato “La longevità attiva in ambito rurale”.
Anche per questa sperimentazione si è seguito lo stesso percorso sviluppato per l’agrinido. Questo ha significato individuare inizialmente un referente scientifico per il progetto. La scelta è risultata relativamente semplice ricadendo nella sede anconetana dell’INRCA. In seguito è stato costituto un Comitato Tecnico Scientifico per garantire lo scambio dei saperi.
Tuttavia, a differenza dell’esperienza del nido, dal tavolo tecnico, non è scaturito uno specifico modello da proporre alle aziende, con la conseguenza che il Servizio Agricoltura ha optato per l’elaborazione e la pubblicazione di un bando/concorso di idee. Il bando ha riscosso un notevole successo tanto che, a differenza delle esperienze dell’agrinido, nell’ambito delle quali sono state finanziate le sole domande che rispondevano ai requisiti richiesti, è stato necessario predisporre una graduatoria di merito per individuare le aziende beneficiarie.
Una ulteriore iniziativa che il Servizio Agricoltura intende realizzare nel prossimo futuro è quella denominata “Ortoincontro” di cui è stato appena pubblicato un bando.
Come per le attività precedenti, anche per questo progetto la Regione ha costituto un Comitato Tecnico Scientifico con lo scopo di studiare e realizzare iniziative di orticoltura sociale e didattica. Il progetto intende diffondere nuovi e più sostenibili stili di vita e prassi di partecipazione collettiva, valorizzare la competitività dei prodotti locali, favorire l’attenzione dei cittadini intorno alle tematiche etico–ambientali e presentare le diverse opportunità offerte dall’agricoltura sociale e civica e dagli orti urbani e scolastici.
Il valore aggiunto che l’iniziativa “Ortoincontro” può vantare è rappresentato dalle collaborazioni coinvolte in questo progetto, che riguardano Slow Food Marche e Unicef-Italia. Va inoltre ricordato che all’interno di questa sperimentazione si inserisce il progetto “Orto sociale in carcere” proposto dal Ministero della Giustizia – Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Marche – Direzione Casa di Reclusione di Ancona “Barcaglione”. Il progetto presenta finalità ricreative dall’alto profilo trattamentale, attraverso l’avviamento dei detenuti alla gestione autonoma di uno spazio da coltivare ad orto ed il consumo dei prodotti ricavati” come previsto dalla DGR n. 1024 del 15 settembre 2014.

L’agricoltura sociale nel nuovo PSR 2014-2020

Le iniziative fin qui descritte in ambito di agricoltura sociale, sia quelle realizzate sia quelle in corso di svolgimento, rappresentano per la Regione Marche un importante stimolo a proseguire nel percorso intrapreso attraverso il sostegno proveniente dal PSR per il periodo di programmazione 2014-2020.
In particolare, con il nuovo regolamento, attraverso la Misura 6.4 (Sostegno agli investimenti nella creazione e nello sviluppo di attività non agricole) e la Misura 16.9 (Cooperazione), la Regione intende sostenere lo sviluppo di quelle aziende agricole che intendano investire nell’ambito dell’agricoltura sociale. In un periodo come quello attuale, dove le risorse pubbliche tendono sistematicamente a diminuire, il settore dei servizi sociali in agricoltura potrebbe essere in grado di compensare la totale o parziale carenza di servizi fondamentali, come i nidi o l’assistenza agli anziani, che la struttura pubblica non è più in grado di garantire, specie nelle aree rurali distanti dai grandi agglomerati urbani. 

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