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Suoli e terre al centro della passata e futura programmazione della PAC
Il supporto dell’Osservatorio regionale suoli nelle Marche
Regione Marche
Agrimarcheuropa, n. 1, Marzo, 2012
Introduzione
La parola suolo può assumere vari significati secondo il contesto tecnico, pratico, scientifico in cui la consideriamo. Seguendo il senso comune intendiamo per suolo il terreno su cui camminiamo, che viene colonizzato dalle piante e dall’uomo, costituito dalla parte esposta all’atmosfera della superficie terrestre. Il suolo come oggetto di studio, rappresenta quella parte finale di superficie terrestre in continua trasformazione che supporta la vita vegetale e che viene continuamente trasformata da processi di varia natura. In questo contesto parliamo, pertanto, del “suolo che vive”: un corpo naturale che ricopre la superficie terrestre e rappresenta il supporto di tutta l’attività biotica all’interno degli ecosistemi terrestri. Esso deriva da complessi e continui processi di interazione tra l’aria (atmosfera) acqua (idrosfera) substrato geologico (litosfera) organismi viventi (biosfera) e le attività umane (antroposfera). L’energia e la materia incorporata nel suolo vengono trasformate tramite un laboratorio biologico ancora non del tutto conosciuto composto da una grande varietà di organismi che svolgono funzioni essenziali per la vita. Il suolo è a tutti gli effetti un corpo vivente, in continuo divenire, composto da particelle inorganiche, sostanze organiche, aria e acqua ed in cui si esplicano i cicli biogeochimici necessari per la sopravvivenza degli esseri viventi sulla superficie della terra.
Considerati i tempi estremamente lunghi per la formazione del suolo si può ritenere che esso sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Data la diversità e la numerosità dei fattori in gioco nella sua formazione ed evoluzione il suolo è un mezzo molto variabile. Nella regione Marche ne sono stati individuati oltre 140 tipi principali (UTS - Unità Tipologiche di Suolo) ognuno dei quali, al proprio interno, è caratterizzato da proprietà fisiche, chimiche e biologiche molto diverse.
La comprensione dei processi di formazione ed evoluzione dei suoli (pedogenesi) di una determinata area passa attraverso l’analisi di un’insieme di fattori quali il clima, substrato geologico, morfologia, organismi animali e vegetali, attività antropica, aggregati per “Unità di Terre”.
Il termine “Terre” (Land) esprime un concetto più ampio che non il suolo. Possiamo affermare che una “terra” è costituita da un suolo in una determinata posizione morfologica con una certa situazione climatica. L’”Unità di Terre” non si riferisce solo al suolo ma comprende le principali caratteristiche dell’area: geologia, morfologia, clima, idrologia, vegetazione e la fauna comprendendo gli insetti e la microfauna (Giordano, 2002). La FAO la definisce come “un tratto di superficie terrestre le cui caratteristiche comprendono tutti gli attributi, stabili, o prevedibili, o prevedilmente ciclici, della biosfera, inclusi quelli dell’atmosfera, del suolo, della geologia, dell’idrologia, le piante e le popolazioni animali, e i risultati delle attività umane passate e presenti” (FAO, 1985).
La grande variabilità dei fattori della pedogenesi spiega la forte differenziazione dei suoli nel tempo e nello spazio e l’importanza dei legami tra suoli e terre per la comprensione dei processi dinamici a loro carico.
Da questo quadro emerge che migliorare la conoscenza dei suoli oggi non significa acquisire solo informazioni sulle caratteristiche intrinseche (statiche) ma in più significa interpretare e misurare i processi evolutivi in atto (dinamiche) strettamente legati alla conservazione delle sue funzioni. Il suolo ha l’importante funzione di produrre cibo e biomassa. Oltre a questo svolge altre importanti funzioni come serbatoio di carbonio, filtro biologico, regolatore de flussi idrici e riserva genetica. Il suolo protegge, inoltre, molti organismi e microrganismi che trovano in questo ambiente l’unica possibilità di vita. Le funzioni svolte dal suolo o meglio dai suoli dipendono notevolmente dalla loro struttura e composizione quindi eventuali trasformazioni o danni alla loro struttura hanno ripercussioni negative anche su altri matrici ambientali ed ecosistemi.
La produzione di cibo e di biomassa si collega direttamente al ruolo centrale svolto dai suoli nell’attività agro-forestale che fin dalle origini hanno determinato il comportamento dell’uomo agricoltore e lo sviluppo delle moderne scienze agronomiche. Questa doppia funzionalità dei suoli: ecologica ambientale da un lato e supporto alle produzioni agroforestali dall’altro, come vedremo più avanti, hanno determinato nel tempo lo sviluppo di politiche e norme in tema ambientale e agricolo dove il suolo e la sua corretta gestione rappresentano elementi comuni e di fondo.
Il concetto di “Unità di terre” intesa come ambiente di riferimento entra nelle politiche di tutela ambientale e nelle politiche di sviluppo agricolo nel momento in cui sorge la necessità di applicare misure e azioni in funzione della variabilità territoriale. Il riscontro con il contesto ambientale è fondamentale per individuare le corrette strategie di gestione delle terre e dei suoli che devono essere in grado di mantenere il migliore equilibrio tra esigenze produttive e conservazione dell’ambiente. Un suolo può essere adatto ad una coltivazione ma non esserlo per un’altra, un certo uso può essere dannoso per la pedogenesi, un altro può conservarne intatta la fertilità iniziale.
Queste brevi considerazioni evidenziano come l’azione dell’uomo rappresenti uno dei fattori principali per la conservazione degli equilibri ambientali e dimostrano anche come dalla conoscenza del legame tra i “suoli” e le “terre” possono nascere le migliori strategie di sviluppo sostenibile.
La risorsa suolo nello sviluppo della Politica Agricola Comune
La PAC inizia di fatto con il Trattato di Roma del 1957 quando gli Stati membri decidono di mettersi insieme per avviare un processo di azione comune e di progressiva integrazione. Superata l’autosufficienza alimentare la politica Europea negli anni successivi si occupa del surplus di produzione e dopo gli anni '80, a seguito dell’industrializzazione dell’agricoltura, inizia a tenere in maggior conto gli aspetti della sostenibilità ambientale delle pratiche agricole. Ma il vero processo di riforma della politica agraria comune, nel significato più ampio di sviluppo integrato delle aree rurali, prende il via nel periodo 1992 – 1998 con l’approvazione della Riforma Mac Sharry. Prosegue e si consolida con “Agenda 2000” e nel giugno del 2003 arriva alla sua più importante espressione (Riforma Fischler) date le numerose e importanti novità introdotte.
Le novità della Riforma Mac Sharry nella direzione della tutela dei suoli riguardano le cosiddette “misure di accompagnamento” che incentivano l’introduzione del “set aside” la riforestazione e l’adozione del metodi di produzione “integrata” e “biologica” (Reg.2078/92 e Reg 2080/92). Queste misure finalizzate ad incentivare un’agricoltura eco-compatibile pongono, seppur in modo indiretto, l’attenzione sulla risorsa suolo e sulla necessità di conservare le sue caratteristiche di qualità. E’ da ricordare che in questa fase ancora non c’è il pieno riconoscimento del suolo propriamente detto: l’attenzione è rivolta prioritariamente al terreno agrario (orizzonte pedologico coinvolto dalle operazioni agronomiche) ed alle sue caratteristiche chimiche e fisiche. Nascono in tutta Italia e nelle Marche laboratori pubblici che diffondono l’importanza della caratterizzazione fisica e chimica dei terreni finalizzata soprattutto alla razionalizzazione dell’uso dei fertilizzanti minerali.
Con Agenda 2000 la volontà espressa della Commissione europea è quella di approfondire ed estendere la Riforma del 1992 puntando ad un’agricoltura più competitiva in grado di confrontarsi con il mercato mondiale, rispettosa dell’ambiente, sostenibile, diversificata, volta alla tutela del paesaggio ed allo sviluppo delle popolazioni rurali. “Multifuzionalità” e “Sostenibilità” dell’attività agricola sono i due termini che rappresentano il nuovo periodo di programmazione. Con Agenda 2000 l’UE fissa in modo chiaro ed esplicito gli obiettivi della nuova politica agricola: la tutela ambientale e lo sviluppo rurale. Il sostegno ai prezzi viene sostituito dagli aiuti diretti (1° Pilastro) e agli Stati membri viene dato il compito di adottare le misure per lo sviluppo rurale (2° Pilastro). Il suolo, dopo l’acqua e l’aria, è riconosciuto come terza risorsa naturale essenziale per la vita del pianeta. Attraverso iniziative rivolte ai singoli Stati l’obiettivo è quello di accrescere le conoscenze sui suoli stimolando la creazione di cartografie e banche dati pedologiche a scala regionale utili all’individuazione delle migliori tecniche di gestione. In Italia inizia la realizzazione della Carta dei Suoli d’Italia con lo scopo di allineare le conoscenze pedologiche disponibili in tutte le regioni e stimolare la nascita di Servizi Pedologici Regionali per proseguire le attività di monitoraggio a scala locale e fornire al governo locale ed alle imprese il supporto tecnico necessario.
Con il sesto Programma d’azione in materia ambientale (Ambiente 2000-2010: “il nostro futuro, la nostra scelta”, Decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio 1600/2002/CE) viene ulteriormente evidenziata la necessità di attuare delle politiche di protezione del suolo. Il programma prevede ai servizi della Commissione lo sviluppo di sette strategie tematiche inerenti i principali problemi ambientali. La DG Ambiente della Commissione Europea in materia di tutela dei suoli realizza il documento “Verso una strategia per la protezione del suolo in Europa” (COM (2002) 2001) che entra a far parte dei lavori preparatori per la stesura ultima della “Strategia tematica per la protezione del suolo” (COM (2006) 231) e della proposta di Direttiva quadro sulla protezione dei suoli al Consiglio e al Parlamento Europeo (COM (2006) 232).
Nel territorio europeo, come riconosciuto dalla stessa “Strategia tematica per la protezione del suolo” i suoli sono soggetti ad una serie di processi di degrado e minacce quali l’erosione, la diminuzione di materia organica, la contaminazione locale o diffusa, l’impermeabilizzazione (sealing), la compattazione, il calo della biodiversità, la salinizzazione, le alluvioni e gli smottamenti. La combinazione di questi fenomeni indesiderati possono determinare cambiamenti ambientali che potrebbero portare alla desertificazione.
Nel contempo la Politica Agricola Comune (PAC) compie un’ulteriore passo in avanti attraverso l’emanazione del Regolamento UE 1782/2003 (Riforma Fischler). Gli elementi fondamentali della Riforma sono di fatto tre: il disaccoppiamento; la modulazione e la cross-compliance (condizionalità). Con il disaccoppiamento, forse l’elemento più innovativo della riforma, si liberano i produttori dalla “caccia al sussidio”: l’attenzione si sposta da “che cosa” produrre al “come” produrre. Attraverso la “condizionalità”, si introducono standard di comportamento a garanzia della sostenibilità delle attività agricole (BCAA) e del mantenimento delle migliori condizioni ambientali (CGO). La necessità di mettere tutti gli agricoltori nelle stesse condizioni operative di rispettare gli standard di condizionalità porta all’introduzione dei concetti di “integrazione”e “territorializzazione”. Si introduce in sostanza il concetto che non esiste un comportamento dell’agricoltore univoco: ogni sistema di conduzione assume il suo significato in funzione dell’ambiente in cui viene applicato. Nell’ambito di queste aree geografiche devono poi essere integrate tutte le azioni previste per raggiungere il miglior equilibrio tra esigenze produttive e sostenibilità ambientale. Queste unità geografiche non sono altro che “Unità di terre”: ambienti dove interagiscono con l’attività agricola i fattori di formazione e sviluppo dei suoli (pedogenesi) che sono alla base delle scelte di gestione delle attività agro-forestali. La concomitanza del lavoro svolto dalle Istituzioni Europee in tema di tutela dei suoli che porta alla presentazione della “Strategia tematica per la protezione del suolo” nel 2006, influenza in modo sostanziale i contenuti della nuova Riforma. Non a caso i principali obiettivi fissati con le norme di condizionalità si agganciano alle minacce di degrado dei suoli segnalati dalla strategia: erosione idrica, perdita di sostanza organica, perdita di struttura (compattazione).
Passando al 2° Pilastro la conoscenza specifica delle “terre” assume particolare interesse per la programmazione delle “misure agroambientali”. L’analisi delle terre in termini di vulnerabilità ambientale e potenzialità d’uso è alla base della programmazione degli interventi. Le possibilità di finanziamento non vengono offerte a pioggia su tutto il territorio ma solo in determinate aree geografiche (territori) che rispondono a dei requisiti prestabiliti. Le conoscenze dei suoli e delle terre risultano in questo modo indispensabili per l’individuazione delle aree a rischio di degrado dei suoli, per la nuova classificazione delle aree svantaggiate, per la gestione delle aree con vincoli ambientali, per la realizzazione di accordi agro-ambientali d’area, per l’attività di valutazione e monitoraggio dell’efficacia del PSR 2007-2013 in corso di realizzazione. L’Health Check del 2009 consolida la Riforma Fischler integrando le norme di condizionalità con misure volte alla tutela delle acque. Il corretto uso delle acque richiama indirettamente le funzioni di supporto e drenaggio dei suoli agrari. Le modifiche di medio periodo aggiungono inoltre nuove competenze al 2° Pilastro codificando le “nuove sfide” della PAC: i cambiamenti climatici; le energie rinnovabili; la gestione delle risorse idriche; la salvaguardia della biodiversità. Le conoscenze dei suoli e delle terre anche in questo caso giocano un ruolo di primo piano nelle strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, nella razionalizzazione delle tecniche di irrigazione, nella conservazione della biodiversità del suolo, nello sviluppo di produzioni agro-energetiche.
Prospettive nella nuova proposta di riforma Ciolos
Per quanto riguarda il futuro, per il momento siamo alle proposte della PAC 2014-2020 presentate dalla Commissione Europea lo scorso 12 Ottobre 2011.
La principale novità per la maggior parte degli osservatori è rappresentata dall’introduzione del greening che si configura come un sorta di “titolo verde” in aggiunta al pagamento di una “quota base” a condizione di rispettare obblighi di gestione agronomica e ambientali. Gran parte di questi obblighi derivano dalle BCAA già oggi previste dalla condizionalità. Il 2° Pilastro conserva le Misure agro-ambientali pur con prevedibili maggiori difficoltà di integrazione con il 1° pilastro. La strategia ambientale complessiva della nuova Riforma è comunque rafforzata con una maggiore enfasi sulla nuova sfida relativa alle misure di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.
Prosegue quindi nella stessa direzione delle precedenti programmazioni l’attenzione per la risorsa suolo e per la migliore gestione delle terre. La precisione dei nuovi impegni dettati dalla Commissione all’interno del greening porta con sè il rischio di ritornare agli effetti negativi del pagamento accoppiato: un sistema più attento alle procedure amministrative che all’incentivazione di metodi di gestione agronomica in linea con le peculiarità ambientali locali. E’ pertanto strategico e determinante che in fase di applicazione delle nuove norme sia prevista come in passato la concertazione con gli attori locali (Mipaaf, Regioni, agricoltori e strutture di supporto e assistenza) al fine di poter tener conto delle reali condizioni strutturali, pedoclimatiche, ambientali e agronomiche dei territori rurali.
In merito ai cambiamenti climatici il suolo può giocare un ruolo importante nell’adozione di strategie di mitigazione. I terreni possono contenere circa il doppio della quantità di carbonio in atmosfera e tre volte le quantità presenti nella vegetazione. Questa sua capacità è legata al ciclo della sostanza organica o più in generale al ciclo del carbonio. La sostanza organica contenuta nei suoli è la più grande riserva di carbonio sulla terra e nello stesso tempo è un fattore centrale nel funzionamento degli ecosistemi: da essa, in quanto punto di partenza e di arrivo della evoluzione ciclica della materia, dipende la fertilità del suolo, cioé la sua attitudine a sostenere nel tempo i cicli vitali vegetali ed animali. Uno specifico rapporto della Commissione (Soil and Climate Change conference, Giugno 2008) riconosce questo ruolo al suolo ed evidenzia come questa sua capacità è strettamente legata alla sua corretta gestione nel tempo. Non a caso la perdita di sostanza organica dei suoli rappresenta una delle principali minacce di degrado per molti suoli europei e non sono da meno i suoli della regione Marche. Il fenomeno della diminuzione progressiva di sostanza organica è strettamente correlata alle trasformazioni nella gestione e conduzione delle attività agricole, contraddistinte dalla diminuzione degli apporti di materia organica, aumento degli asporti, utilizzo di concimi chimici, abbandono delle rotazioni. La direzione indicata dalla Commissione è che, se da un lato, si intende ottenere dai suoli la massima efficacia nella mitigazione dei cambiamenti climatici, dall’altra, deve essere invertita la tendenza al degrado e devono essere migliorate le pratiche di gestione. La corretta gestione è garanzia di aumento del tasso di sequestro del carbonio, di mantenimento della fertilità dei suoli ai fini delle produzioni agroalimentare (contrasto alla desertificazione), di qualità delle “terre” (ambiente e paesaggio). I principi di corretta gestione si riferiscono alla valorizzazione dei residui colturali nella fertilizzazione organica, protezione del suolo dall’erosione idrica, maggiore attenzione su lavorazioni e uso delle macchine, mantenimento delle rotazioni culturali.
Dallo stesso rapporto della Commissione emerge la carenza a livello europeo di dati e conoscenze sul carbonio nel suolo e sui processi evolutivi ad esso collegati. Si evidenzia quindi la necessità urgente di migliorare il monitoraggio dello stock di carbonio nel suolo e delle sue tendenze evolutive a supporto delle migliori strategie di gestione e a garanzia che i suoli possano svolgere un ruolo sempre più importante nella mitigazione ai cambiamenti climatici.
La conoscenza dei suoli e delle terre nella regione Marche
La regione Marche, grazie alla sua conformazione territoriale e alle sue tradizioni storiche e colturali ha risentito meno di altre regioni Italiane degli effetti negativi portati dall’industrializzazione dell’agricoltura degli anni '70. Ciò nonostante fin da subito ha dimostrato particolare attenzione alla tutela dei propri suoli e delle proprie terre. In attuazione del Reg. 2078/92, incentiva la conoscenza dei terreni agrari attraverso la nascita del Laboratorio Agrochimico di Jesi, gestito dall’Assam, pensato per rispondere alle esigenze analitiche di tutto il territorio regionale. Nei primi anni del duemila si apre una nuova fase attraverso la partecipazione alla realizzazione della Carta dei Suoli d’Italia scala 1:250.000 e la realizzazione delle prime iniziative per la nascita di un servizio pedologico regionale. Attraverso le possibilità offerte dal PSR 2000-2006 continua l’impegno per la conoscenza dei suoli attraverso la costituzione del Sistema Informativo Suoli Marche e la realizzazione di un nuovo Rilevamento a scala di semidettaglio nelle aree a maggior interesse agricolo. Con le novità introdotte dalla Riforma Fischler nasce l’Osservatorio Regionale Suoli (OsS) una struttura operativa che lavora nell’ambito del Servizio Agricoltura Forestazione e Pesca e che in linea con gli impegni assunti dalla Regione Marche in merito alla difesa e valorizzazione della risorsa suolo garantisce iniziative di monitoraggio e cartografia dei suoli e delle terre su scala regionale e locale.
L’Osservatorio Regionale Suoli ha tra i suoi compiti principali la gestione del Sistema Informativo Suoli e la fornitura del supporto tecnico ed informativo necessario alle politiche agricole e forestali che coinvolgono direttamente o indirettamente la risorsa suolo.
A tutt’oggi l’Osservatorio Regionale Suoli è impegnato nella realizzazione di una specifica attività di monitoraggio inserita nell’ambito della valutazione del PSR Marche 2017-2013. Il progetto elaborato a questo fine identificato dall’acronimo MOSYSS (MOnitoring SYstem of Soils at multi-Scale) prevede la realizzazione di un sistema di monitoraggio dei suoli e delle terre che proprio grazie alla sua strutturazione ed organizzazione consente una rappresentazione geografica delle informazioni su più scale. Il passaggio da una scala di dettaglio ad una scala più generica è garantito da una scelta oculata dei siti di monitoraggio che vengono identificati per le variabili da misurare e per l’ambiente omogeneo di appartenenza. La peculiarità di questo monitoraggio sta nell’oggetto delle misure. Le variabili da misurare non considerano solo le caratteristiche intrinseche ma sono volte ad individuare in primo luogo i processi evolutivi a carico delle componenti chimiche fisiche e biologiche dei suoli. Tali processi sono correlati alle caratteristiche ambientali dell’Unità di Terre di appartenenza e del Sistema di Gestione agronomica ordinariamente adottato. I risultati del citato progetto sono di supporto all’attuazione e valutazione delle misure adottate dal PSR Marche 2007-2013 e alla prossima programmazione post 2013.
Riferimenti Bibliografici
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