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Periodico registrato presso il Tribunale di Ancona n. 13 del 10 maggio 2012

ISSN: 2280-756X

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Terra per cosa? Un ambiguo dilemma mediterraneo

Ernesto Marcheggiani, Andrea Galli, Giovanna Paci
Università Politecnica delle Marche

Agrimarcheuropa, n. 3, Settembre, 2012


Il fotovoltaico su suolo agricolo: dimensione numerica e spaziale

Nel corso degli ultimi cinque anni in Italia vaste superfici di terreno agricolo, prevalentemente coltivato a seminativi, sono state coperte da pannelli solari. Nella regione Marche questo mutamento si è verificato con un ritmo esponenziale in termini di superfici occupate (Figura 1). Ad oggi risultano poco più di 15 mila concessioni per un totale di circa 893 mila kW di potenza (Atlasole, 2012). Il grado di diffusione territoriale non è noto, ma dai primi risultati di una indagine sperimentale condotta dal gruppo di ricerca che ha coperto finora il 70% della superficie regionale, emerge come oltre 800 ettari di suolo agricolo siano stati interessati dal fenomeno: una media di 12 campi da calcio ogni mese ininterrottamente per 5 anni. L’incremento è stato così rapido da indurre le amministrazioni competenti a rendere meno agevole, fino ad azzerare,  la concessione di nuove autorizzazioni come si evince dal Decreto Monti sulle Liberalizzazioni (art. 65) e dalla LR 12 del 4-8-2010 Regione Marche.

 Figura 1 – Numero di concessioni per impianti fotovoltaici nelle provincie della Regione Marche, 2006-2011

 

Nota: il trend di crescita segue un andamento esponenziale (curva tratteggiata). Si appiattirà poi dal gennaio 2012 data in cui il Decreto Monti sulle Liberalizzazioni (art.65) e la Legge Regionale 12 iniziano a fare sentire i loro effetti.

Questo crescente interesse da parte degli agricoltori per le energie rinnovabili, in particolare per il solare fotovoltaico potrebbe, a un primo sguardo essere interpretato come un impulso di ammodernamento tecnologico delle dotazioni aziendali, nel tentativo di riposizionare le attività economiche aziendali nel settore delle innovazioni tecnologiche applicabili al contesto rurale. Se vogliamo, la riallocazione spaziale delle risorse sfruttando le novità tecnologiche e la creatività dell’imprenditore agricolo, ovvero quello che van der Ploeg et al. (2002) inquadrano come il rapporto tra gli effetti di specializzazione (deepening), ampliamento (broadening) e riallocazione e ricerca di nuove nicchie di attività (regrounding) dell’azienda agricola al di là delle attività tradizionali.
Tuttavia, ad una analisi più approfondita emerge una duplice situazione. In alcuni casi, gli imprenditori agricoli hanno agito in maniera coerente con gli strumenti di programmazione agricola (per esempio la misura 311 del PSR Marche 2007-2013 sulla diversificazione in attività non agricole) svolgendo il ruolo di propulsori principali. Per questi, le agevolazioni fiscali vengono integrate nell’attività agricola producendo un reddito extra oltre alla stessa energia prodotta da fonte rinnovabile. Altri sfruttano invece la situazione al limite della frode. Aziende che non operano nel settore agricolo, guidano direttamente il mercato dell’energia solare e vanno alla costante ricerca di terreni agricoli da prendere in affitto. Si tratta di società meramente speculative, i cui guadagni dipendono dagli incentivi economici statali.

 

Questioni aperte

Per meglio inquadrare il fenomeno del fotovoltaico su suolo agricolo (Figura 2), al di là della dimensione numerica del fenomeno, si affrontano di seguito tre principali questioni aperte tentando di fornire alcune prime risposte: esiste coerenza tra scopo e risultato? E con le normative vigenti? Infine, quali sono le opportunità e le sfide della pianificazione delle aree non urbane? 

Figura 2 – La dimensione spaziale del fenomeno

 

Nota: in rosso sono mappati tutti gli impianti a fotovoltaico solare installati su suolo agricolo. Il rilievo è riferito alla fine dell’anno 2011.

Quale coerenza tra scopo e risultato? Le spinte che tendono ad allargare l’implementazione delle energie rinnovabili si basano su buone intenzioni di sperimentazione di forme di sviluppo sostenibile e mirano al raggiungimento degli obiettivi europei. In tale contesto l’energia solare può certamente essere inclusa a pieno diritto tra le green-solutions e tutti ne riconosciamo la grande potenzialità e positività. Tuttavia l’effetto dovuto alla localizzazione degli impianti nel territorio non può in nessun modo essere sottovalutato o frainteso. Al contempo, anche gli elementi principali di questo processo incessante devono essere soggetti ad approfondite valutazioni da parte degli esperti di pianificazione e di settore. Se questo è particolarmente vero per gli impianti che sfruttano l’effetto fotovoltaico, i quali necessitano di ampie coperture poste in essere per catturare la radiazione solare, diviene essenziale quando i pannelli non occupano le sommità degli edifici o superfici artificiali (es. parcheggi o capannoni industriali), bensì sono installati su vaste porzioni di suolo agricolo. Tutto ciò apre a potenziali impatti negativi sia sul suolo sia sui comportamenti degli agricoltori, sottraendo il carattere di positività della sorgente rinnovabile e rischiando di produrre una situazione ingestibile.

Quale coerenza con le normative vigenti? Finora i decisori politici e i pianificatori si sono basati su di una visone che considera tre tipologie spaziali classiche: spazi di conservazione della naturalità, spazi rurali di produzione agricola e spazi urbanizzati. Queste tre categorie sono state viste come strettamente separate dove lo zoning è risultato, di fatto, l’unico strumento di pianificazione reale. Con l’aumento della coscienza sociale verso i temi ecologico-ambientali e culturali, la pianificazione degli spazi aperti in ambiente rurale è stata sollecitata ad allargare il proprio orizzonte prospettico. Sotto la spinta fortemente attrattiva della centralità urbana, l’attenzione si è concentrata sul tema del peri-urbano dando origine ad un paradosso: le aree agricole sono in realtà sempre state trascurate nel dibattito urbanistico, cosi come lo sono state le loro reali caratteristiche e dinamiche che ne regolano il funzionamento. Il termine “ruralità”, il cui reale significato è ignoto ai più che ne abusano nella comunicazione mediatica e politica, è divenuto l’alibi dietro al quale si è nascosto il totale disinteresse dei pianificatori, del mercato e, in ultima sintesi, della politica verso questi territori. Nonostante l’assenza di qualsiasi modello di analisi e pianificazione rivolto agli ambienti rurali (dal momento che i vari PSR attuati dal 2001 ad oggi hanno sostanzialmente fallito dal punto di vista del governo e della progettazione dei territori rurali), questi ultimi sono stati recentemente esaltati nell’ambito del dibattito urbanistico a luoghi in cui promuovere funzioni di conservazione (biodiversità, memoria, estetica, ecc.) e mitigazione dell’impatto urbano. In tale contesto di subordine, le politiche di sviluppo rurale hanno tutte centrato la loro essenza sul concetto che gli spazi rurali e i luoghi dediti alla produzione agricola siano una risorsa ancillare, subordinata e funzionale alla città, la cui valorizzazione pare dipendere esclusivamente dalla museificazione del passato rurale e dal loro potenziale di produzioni tipiche, locali e di qualità. Spesso attraverso politiche di marketing territoriale completamente avulse dalle reali criticità che investono le aree rurali. E’ come se l’agricoltura fosse solo un bel paesaggio (con una forte componente immaginaria) che non potesse produrre altro che isolate nicchie di eccellenza.
Trascurati e pianificati con modelli non propri presi a prestito dalla storia dell’urbanistica, questi spazi si sono evoluti in maniera del tutto imprevista (Figura 2). Pur tuttavia essi sono per definizione spazi aperti (Gulinck et al., 2010). In tale condizione di paradosso e in  assenza di robusti strumenti pianificatori, la crescente richiesta di aree agricole per impianti fotovoltaici ha prodotto una situazione emblematica dalle duplici potenzialità, sia negative che positive. Da un lato, ha dato vita alla comparsa di nuove funzioni e servizi ad elevata tecnologia che possono rappresentare, in nuce, una potenzialità, per il settore agricolo e per le imprese, di specializzazione, ampliamento e riallocazione delle proprie attività. Dall’altro, non impedisce che la pianificazione territoriale sia assoggettata alle scelte di imprese speculative. Le prime evidenze sperimentali descrivono infatti una situazione in rapida evoluzione, dove nonostante le buone premesse iniziali, una chiara posizione politica è ancora latitante. Si è passati in pochi anni dal far-west normativo al blocco delle concessioni, rendendo difficoltoso il processo pianificatorio dei territori agricoli e delle aree rurali, lasciati così aperti ad avventure speculative.

Quali opportunità e sfide della pianificazione in aree non urbane? L’impiego di  energie da fonti rinnovabili è da incoraggiare, specialmente se rappresenta una nuova possibilità di reddito per gli imprenditori agricoli che si affianchi ed integri le diverse funzioni che l’agricoltura è in grado di svolgere. Perché questo avvenga è necessario che i pianificatori e i decisori percepiscano chiaramente i cambiamenti verso i nuovi scenari di utilizzo del suolo, adottando politiche ad hoc
Per spiegare questo concetto si ricorre allo schema riportato nella Figura 3. Come detto sopra, si può osservare che nella gran parte del territorio regionale co-esistono in forma ibrida non separata tre categorie spaziali classiche. La realtà, infatti, non è stazionaria e le spinte alla trasformazione generano nuovi assetti territoriali. I pianificatori guidano la realtà attraverso la lente della politica, non consentendo loro di affrontare i nuovi assetti emergenti a livello territoriale a causa degli effetti di scala. La visione idealizzata e le aspettative che essi hanno (Figura 3, in alto a sinistra) si discostano dalla realtà territoriale (Figura 3, in alto a destra), dove nuove funzioni generano nuove strutture che si diffondono su tutto il territorio. I nuovi scenari producono cambiamenti sia sull’assetto territoriale sia sul sistema dei valori culturali delle popolazioni che vivono sul territorio, con modalità e tempi che sfuggono tra le maglie delle normative e delle regole della pianificazione.
La responsabilità dell’aggiornamento del quadro normativo e pianificatorio ricade in parte sugli operatori e sugli studiosi di tali fenomeni, ma principalmente sulla politica.
Prendendo come modello il triangolo della diversificazione proposto da Van der Ploeg et al., si può affermare che l’attuale visione museificata degli spazi rurali, intese come aree di esclusiva qualità, al servizio del benessere di chi abita le aree urbane, si è dimostrata incapace di offrire un’intera gamma di possibilità per gli agricoltori di allargare le loro entrate attraverso le opportunità che derivano dalle novità tecnologiche, come la riconversione del suolo produttivo destinato ad ospitare impianti di energia rinnovabile (Figura 3, triangolo in basso a sinistra). D’altro canto, un uso improprio della risorsa suolo, in assenza di regole e politiche, ha prodotto una sospensione delle attività agricole e un riorientamento verso posizioni passive in cui il guadagno non deriva dalla produzione di beni o servizi, bensì dall’affitto di parte della terra a imprese esterne per la produzione di energia solare da fotovoltaico (Figura 3, triangolo in basso a destra). In questo caso il triangolo della diversificazione perde di significato, perdendo la maggior parte delle funzioni agricole.

Figura 3 -Il paradosso della contrapposizione tra la visione politica degli spazi rurali e la realtà dei paesaggi ordinari e della vita quotidiana

 

Prime sintesi conclusive

La possibilità che la riconversione produttiva verso il fotovoltaico produca effetti integrati con il contesto produttivo agricolo e con il paesaggio rurale dipende dal modo in cui i decisori politici saranno abili nel catturare e interpretare le sfumature del rapido processo di trasformazione spaziale del territorio agricolo, e dallo sviluppo di un nuovo approccio da parte dell’imprenditore agricolo verso le risorse aziendali. Solo una buona governance potrà indirizzare le attività speculative extra-agricole verso un processo di ammodernamento e aumento dei margini di operatività dell’agricoltura, ampliando le possibilità di reddito delle aziende agricole, ovvero, in ultima sintesi, verso nuove forme integrate che amplino il panorama attuale delle attività tradizionali e dei servizi resi dal comparto agricolo.
Se ciò dovesse essere disatteso, l’intero processo innescato dalla spinta verso le rinnovabili non sarà altro, almeno per il solare fotovoltaico in aree rurali, che una forma di sfruttamento delle risorse agricole, in particolare della preziosissima risorsa suolo. Questo meccanismo di speculazione non potrà che indirizzare il settore agricolo verso scenari che difficilmente potremmo inquadrare come sostenibili o di allineamento agli obiettivi europei della sfida 2020.
Solamente con una solida strategia partecipata capace di far incontrare la visione ideale e le aspettative della parte politica (es. i distretti rurali di qualità) con le nuove forme di uso degli spazi aperti in ambiente rurale (es. pannelli solari) integrandole con le attività agricole, sarà possibile guidare i processi di trasformazione verso un nuovo modo di progettare il territorio agricole e le aree rurali. Una progettazione che sia condivisa, sostenibile e rispondente le istanze delle popolazioni locali.
Esistono attualmente esempi di uso razionale e positivo del solare fotovoltaico integrato con le attività dell’agricoltura. Ma sono singoli casi isolati. Il successo di questa integrazione virtuosa dipende più dall’attivismo locale e dalla creatività dei singoli imprenditori che dall’azione politica. Quest’ultima, troppo lenta nel rispondere alle nuove dinamiche di trasformazione, miope e centrata su una visione degli spazi agricoli e rurali al servizio delle funzioni urbane, ancora una volta, va ribadito, rischia di fallire l’opportunità di cogliere l’opportunità di guidare il cambiamento.

 

Riferimenti

Atlasole - Gestore dei Servizi Energetici GSE, Dati aggiornati al 2012 disponibili al seguente link: http://atlasole.gse.it/atlasole
van der Ploeg J. D., Long A., Banks J. (2002), Living Countrysides: Rural Development Processes in Europe - The State of the Art, Elsevier, Doetinchem.      
Bomans K., Steenberghen., Dewaelheyns., Leinfelder H., Gulinck H. (2010),  “Underrated transformations in the open space. The case of an urbanized and multifunctional area”, Landscape and Urban Planning, vol. 94, issues 3–4, pp. 196–205

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